Int. a S. Viale - Il medico radicale: "Adesso le Regioni non alzino ostacoli"

«Era ora. Dopo tanta disinformazione e un`ingiusta campagna denigratoria la pillola abortiva diventa una realtà anche nel nostro Paese». Il ginecologo Silvio Viale ha sperimentato la Ru 486, già cinque anni fa.
Crede che la pillola sarà richiesta più o meno dell`intervento chirurgico?
«Non è un problema di quantità. Non abbiamo bisogno della prova del nove per dimostrare la bontà della pillola. Fosse anche solo una la donna che preferisce questo tipo di interruzione di gravidanza, deve avere il diritto di scegliere. In 30 nazioni la usano da oltre 20 anni, e noi ancora qui a demonizzarne l`utilizzo».
In Italia sarà obbligatorio il ricovero ospedaliero.
«Un controsenso, com`è dimostrato appunto dall`esperienza di altri Paesi, tipo la Francia. Il problema in Italia è che il parere su come deve comportarsi il medico arriva da persone che spesso sono addirittura contrarie all`aborto. Un’autentica follia»
Il termine delle sette settimane in cui può essere assunta la pillola può costituire un deterrente?
«Penso di no: sono sempre più numerose le donne che si accorgono presto di essere incinte. L`ostacolo vero può essere rappresentato dai ritardi burocratici con cui spesso, in alcune Regioni, vengono fissati i colloqui e le visite».
Se un ospedale nicchia sui tempi, in che modo si può aggirare il problema?
«Purtroppo non si può far altro che rivolgersi ad un altro ospedale, se necessario di un`altra Regione addirittura. Il tempo è prezioso, e non si può tollerare che una Regione o un`azienda ospedaliera metta i bastoni tra le ruote. Il guaio è che spesso funziona proprio in questo modo, perché nel nostro Paese dilaga l`ipocrisia: apparentemente si rispetta la legge, ma poi si fa di tutto per contrastarla».
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