Int. a S. Ventura - "Questa volta non sarà Fini a fare un passo indietro"

Dalla Rassegna stampa

 

«Questa volta non finirà a tarallucci e vino. Spero di essere smentita, ma non sono ottimista, perché dal gruppo dirigente del Pdl non è venuta una disponibilità a fare autocritica e a rivedere il modo di concepire questo partito politico rispetto al leader carismatico». Così la vede Sofia Ventura, docente di Scienza politica all’Università di Bologna, collaboratrice di Farefuturo, ma anche, come tiene a precisare, fondatrice di Libertiamo, l’associazione politico-culturale che ha come presidente Benedetto Della Vedova.

Professoressa Ventura, qual è la soglia minima sotto la quale i finiani non sono disposti ad andare?
Secondo me, e ci tengo a sottolineare che è una mia opinione, si è arrivati a un punto in cui non ci si accontenta più di una pacca sulle spalle. Troppe volte è stato detto che il Pdl sarà un partito plurale, che il dibattito interno si aprirà, ma non è mai accaduto.

Quindi?
Non si tratterà soltanto di avere delle rassicurazioni generiche, ma occorreranno chiarimenti sulla direzione da prendere, soprattutto rispetto ai rapporti con la Lega e sul progetto economico che si vuole avere per il Paese. Insomma si porranno una serie di questioni e ci si aspetterà delle risposte convincenti su un cambiamento di rotta nella gestione del Pdl.

Ma qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
Sicuramente la vicenda della bozza Calderoli, che giudico terribile, è stato un episodio grave. Un ministro che va da Napolitano per presentare una modifica costituzionale, discussa durante una cena nella quale c’è il figlio di Bossi ma non c’è Gianfranco Fini, è a dir poco singolare.

Un episodio significativo del clima che c’è nel centrodestra?
Non solo del fatto che le cose vengano decise in sedi poco opportune e da chi non ha titolo, ma anche della confusione che c’è nel Pdl. Sembra che lo stesso Berlusconi sarebbe stato preso in contropiede dall’iniziativa di Calderoli.

Si sono sprecate le analisi sulla posizione assunta da Fini. Con chi è d’accordo?
Tante critiche per Fini e poche per Berlusconi e Bossi.

Al presidente della Camera viene imputato l’errore di aver sciolto An.
In realtà il gruppo che lo appoggia non è formato solo da ex aennini, ma anche da ambienti liberali. Uno dei più fidati è Della Vedova che proviene dal Partito radicale e lo stesso Luca Barbareschi ha una sua storia personale. An non esiste più e non c’è più neanche un suo erede nel Pdl, dal momento che i colonnelli sono ormai berlusconiani.

E allora qual è il problema?

Si è arrivati a una situazione difficilmente accettabile per chi vorrebbe fare seriamente politica nel centrodestra. Sfido comunque i tanti critici a trovare una soluzione migliore in un contesto nel quale Silvio Berlusconi ha un consenso impressionante e dove non è facile far comprendere un’altra posizione.

Non ha alcuna critica da fare a Fini?
Sì una: il non avere messo abbastanza impegno nella comunicazione per contrastare la corazzata berlusconiana che diffonde una versione di parte. Spero che le cose cambieranno.

Per oggi sono stati chiamati a raccolta gli ex di An: ci saranno Gasparri e La Russa?
Lo escludo. Si sono allontanati dalle posizioni di Fini da tempo, lo hanno dichiarato e sono dei sostenitori convinti di Berlusconi. Il gruppo va al di là degli ex di An e lo stesso Fini vorrà capire chi sarà disposto a seguirlo.

Nel caso della formazione di un gruppo parlamentare autonomo verrebbe meno l’idea del progetto bipolare?
La situazione è molto delicata,ma ritengo di no. Fini è stato molto esplicito dichiarando che si continuerà a sostenere il governo. Mi pare che stia facendo di tutto perché questo conflitto non porti allo stravolgimento dell’assetto bipolare.

Non ci sarebbe ostruzionismo in Parlamento?
Parlerei di una dialettica un po’ più complessa: sui temi fondamentali del programma ci sarebbe la volontà di sostenere il governo, mentre su altre materie, come quelle etiche o l’immigrazione, l’eventuale gruppo potrebbe assumere delle posizioni diverse.

Non pensa che questo possa influire sull’elettorato, secondo Mannheimer attestato intorno al 5 per cento?
A oggi, quando ancora non c’è un partito e non ci sono elezioni. E’ probabile che la posizione di Fini possa essere compresa da una minoranza.

E allora?
La scommessa è proprio questa: qualunque scelta si faccia bisognerà farla comprendere agli elettori.

Ieri Casini, oggi Fini: è proprio difficile andare d’accordo con il Cavaliere?
Non è facile. Ha una personalità molto forte e poco politica e per Fini e Casini è difficile accettare questa situazione. Si tratta, comunque, di due vicende diverse: Casini ha una vocazione centrista, mentre Fini si considera un esponente di primo piano della destra. In comune hanno la caratteristica di essere dei politici che rimangono spiazzati dall’antipolitico Berlusconi.

Che va d’accordo con Bossi.
Sono entrambi due leader atipici e non si ostacolano. Bossi vuole controllare il Nord ed è disposto a concedere molto a Berlusconi che vuole governare e accetta l’idea di appaltare l’Italia settentrionale alla Lega.

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