Int. a P. Concia - "Invece di portare la croce cerca capri espiatori"

Dalla Rassegna stampa

Una «cattiveria». Anzi, la «cattiveria peggiore che si potesse immaginare», dice Anna Paola Concia, parlamentare del Pd che però parla in questo caso «come cittadina, come donna, come lesbica». Pensa e ripensa, la Concia, alle parole pronunciate dal numero due del Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, sul presunto legame tra omosessualità e pedofilia, e prova a seguire il filo di un ragionamento, poi ne prova un altro, e un altro ancora. Alla fine, però, irrimediabilmente, il pensiero torna li da dove è partito: «Quella di Bertone è davvero una cattiveria. Bertone dovrebbe portare la croce di questa infamia che è la pedofilia, ed è una croce faticosa e dolorosa da portare. Invece ha deciso di gettarla addosso agli omosessuali».

Che si accosti pedofilia e omosessualità non è una novità. Questa volta, però, a farlo è il numero due del Vaticano.
A noi omosessuali ne dicono di tutti i colori, che siamo dei malati, che siamo dei pervertiti, dei diversi. Ma è addirittura difficile da spiegare cosa significa essere accostati a una malattia come la pedofilia che presuppone una violenza sui bambini. È davvero una cattiveria grandissima. Ed è anche una cosa contro qualsiasi principio scientifico, contro la Costituzione, contro la morale. L’organizzazione mondiale della Sanità nel 1990 ha stabilito che l’omosessualità è una variante normale della sessualità. Per quella sua affermazione, io a Bertone potrei anche denunciarlo. E lo dico con dolore e amarezza.

Come se la spiega lei una uscita del genere?
Guardi, io sono molto rispettosa del travaglio che sta attraversando la Chiesa per il grande problema della pedofilia, che è legato alla repressione della sessualità nel clero. Ora devono affrontare un percorso molto doloroso. lo tutto questo lo capisco, e ho rispetto per le loro difficoltà, ma non capisco proprio il motivo di cercare un capro espiatorio come gli omosessuali.

Pensa sia il sintomo della difficoltà della Chiesa?
Certo, ma questo atteggiamento mi appare ancor più grave perché scava un solco tra la Chiesa stessa e la società. Mai come in questo momento dovrebbero portare la croce di quanto hanno commesso. Servirebbe umiltà. Servirebbe sobrietà. Servirebbe rispetto per le tantissime persone alle quali è stata rovinata la vita. Dovrebbero chiedere perdono. E invece Bertone, con le sue parole, finisce per provocare altra sofferenza. Che si fermi, Bertone. Glielo chiedo con il cuore in mano.

Il segretario di Stato vaticano, in ogni caso, seppure indirettamente, ammette una questione omosessuale all’interno del clero.
Già, ma lo fa sostenendo che si tratta di una malattia, accostandola alla pedofilia.

A proposito di omosessualità, oggi la Consulta potrebbe sciogliere il nodo dei matrimoni gay.
E non mi stupirebbe se Bertone avesse parlato a nuora perché suocera intenda. Lui, in fondo, fa politica però, forse, ora avrebbe cose più importanti alle quali pensare.

In queste ore sì sono sentite soltanto le voci delle organizzazioni omosessuali. Per il resto, un silenzio pressoché assoluto, da destra e anche da sinistra.
È una cosa che mi spaventa. Mi spaventa il silenzio della società, degli intellettuali, della politica. E mi spaventa anche il silenzio dei grandi giornali democratici che si indignano ad ogni occasione e ad ogni occasione raccolgono firme. Perché questa volta non parla nessuno? Perché nessuno fa come fece Kennedy a Berlino e dice: «Siamo tutti omosessuali»?

Appunto, perché?
Ho paura a darmi una spiegazione. Questo paese ha fatto molti passi indietro sulla strada del rispetto per le diversità. E, attenzione, diverso può essere chiunque. Ma ho paura che l’omofobia sia una bestia radicata anche a sinistra. Certo, spero di essere smentita dai fatti già dalle prossime ore ma resta il fatto che, sinora, per le parole di Bertone si sono indignati soltanto gli omosessuali. lo invece vorrei sentire anche le voci degli altri democratici italiani.

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