Int. a P. Bersani - Bersani: "scossone al governo. Ora è tra palude e precipizio"

Claudio Scajola doveva dimettersi perché non ha saputo dare alcuna spiegazione credibile. Il governo è nella palude, bloccato dalle divisioni interne della maggioranza e dalla sua incapacità di decidere. Quanto all’opposizione, deve ricostruirsi a partire dal tema del lavoro, evitando di picconarsi da sola a forza di chiacchiere. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, è collegato con Repubblica Tv quando arriva la notizia delle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico: la sua analisi è impietosa.
Onorevole Bersani, Scajola ha fatto la scelta giusta?
«Le cose che il ministro ha detto fin qui non sono convincenti per nessuno. Spero che il verminaio venuto fuori nel mondo degli appalti venga scavato fino in fondo, che la magistratura sia messa in condizione di fare il suo lavoro. Non possiamo accettare che nel cuore dello Stato ci siano dei ponti aperti per la corruzione».
Che conseguenze vede per il governo e per la maggioranza?
«E’ uno scossone piuttosto forte perché avviene in una fase in cui l’impasse politica della maggioranza è conclamata. Siamo davanti a uno scenario in cui l’alternativa è tra la palude, il blocco totale delle decisioni del governo, e il rischio che la situazione precipiti».
Scajola dice di non sapere se la sua casa sia stata pagata da altri.
«Ne abbiamo viste tante, può essere che siamo in presenza di benefattori sconosciuti! Scherzi a parte, la prima cosa che mi viene in mente è che domani al ministero c’è la riunione per gli operai della chimica. Si troveranno davanti un funzionario, speriamo bene. Stiamo parlando di un ministero cruciale, invaso da un numero enorme di problemi, con oltre un centinaio di tavoli di crisi aperti. Avere in un grande Paese come il nostro fatti di questo genere, mentre il mondo ci guarda, è sconcertante».
La crisi si intreccia alla grande questione del lavoro. Lei la settimana scorsa ad Annozero si è accalorato proprio su questo tema, e quell’ "impennata" ha ricevuto molti commenti positivi.
«Stiamo facendo un sacco di chiacchiere in questo Paese. Il governo fa delle chiacchiere e spesso e volentieri se ne fanno troppe anche nel grande mondo del centrosinistra. Ci sono dei modi di fare opposizione a Berlusconi che - inevitabilmente - si concludono con delle picconate al Pd. Credo che il problema di fondo per il centrosinistra sia quello di recuperare un rapporto con il Paese, e questo lo si può fare solo riportando la politica in presa diretta sui problemi più sentiti, cominciando dal lavoro. Perché in Italia, oggi, anche chi un lavoro ce l’ha è in ansia per il futuro dei propri figli. Una generazione intera vede davanti a sé solo nebbia. E una politica che non incrocia questi problemi è una politica inutile».
Emma Marcegaglia sarà al congresso della Cgil. E’ la prima volta per un presidente di Confindustria. E’ arrivato il momento di un dialogo nuovo della sinistra con i ceti produttivi?
«Da un anno, un milione di persone vive di ammortizzatori sociali. Abbiamo il 28 per cento di disoccupazione dei giovani, che diventa il 40 al sud. Che sindacati e industriali si parlino deve essere normale, soprattutto davanti alla più grande recessione dal dopoguerra. Come si fa ad avere delle associazioni di imprese che per lunghi mesi hanno lasciato passare l’idea che le nuvole fossero passeggere? Come fanno i sindacati ad affrontare divisi queste emergenze? Qui non si tratta di essere catastrofisti, si tratta di essere realisti davanti a una situazione che richiede uno sforzo collettivo nazionale».
Gli spettatori di Repubblica Tv le scrivono: il partito sia più degli iscritti e meno degli amministratori. Sulla forma-partito del Pd molti vogliono dire la loro.
«Il partito è uno strumento, e lo strumento deve funzionare se vuole essere utile al Paese. Da questo punto di vista abbiamo qualche problema. Ci sono stati personalismi e localismi eccessivi, ma abbiamo 10mila amministratori in tutt’Italia e l’età media è trai 30 e i 40 anni. Trovo in questo bacino una grande opportunità di rinnovamento dei gruppi dirigenti del partito».
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