Int. a O. Toscani - Toscani: "Dopo di me, nessuna idea"

Dalla Rassegna stampa

Si trova in Giappone, Oliviero Toscani, eterno provocatore ad alto tasso fotografico. Il creativo dello scatto corrosivo, da decenni al servizio delle campagne pubblicitarie più incandescenti, sta allestendo "Vera Pelle Italiana conciata al Vegetale", rassegna dedicata interamente alla vagina. "Sto allestendo questa mostra in uno spazio che si chiama Spirale. Non esiste posto migliore di una Spirale per mettere queste fotografie. Solitamente si mette la spirale nella vagina invece sto mettendo le vagine nella spirale". Ma noi abbiamo chiamato Toscani per parlare di un'altra foto: quella del tedesco Andreas Gursky, che in Rhine immortala una veduta del Reno, battuta da Christie's a New York per 4 milioni e 333mila dollari. È la foto più costosa mai venduta al mondo.

Come lo spiega?
Credo sia un fenomeno passeggero, perché riguarda un artista contemporaneo che usa la fotografia. Quando sul mercato arriveranno fotografie più note, di fotografi veri, da giornale, verranno battute a prezzi ancora più alti. Prezzi impossibili. Più di queste masturbazioni da fotografo-artista.

Sta parlando del mercato internazionale o di quello italiano?
Non esiste l'Italia o la Francia in questo caso, la fotografia è internazionale e non ha bisogno di essere tradotta. Ma noi siamo in ritardo e si comincia solo ora a capire il valore, ad esempio, di una foto giapponese.

Lo scatto di Gursky è del tutto naturalista: è terminata l'era della provocazione?
La foto rappresenta un'estetica "piatta". Esistono tante fotografie che rappresentano la bellezza della tragedia. Anche nell'arte, come Guernica di Picasso o la Pietà di Michelangelo: una guerra sanguinosa e una madre che tiene il figlio morto in braccio. Chi non le metterebbe in salotto? Perché va bene una macellazione dipinta da Bacon e non uno scatto che ritrae un'anoressica? Questa è l'incognita che riguarda la fotografia. Sono convinto che in breve tempo questo nodo si scioglierà. E terminerà il piattume.
 

Immagino che lei non abbia intenzione di abbassare il suo tasso di provocazione...
La grande pittura non è forse tutta provocazione? Provocare è lo scopo dell'arte.

Le sue fotografie sono in vendita?
Fino a oggi le ho vendute solo privatamente. Le richieste mi arrivavano da tutto il mondo, sia da gallerie molto importanti che attraverso Internet. Ma ora voglio cominciare con i mediatori: che le paghino, i ricchi che attaccano le foto al muro! Ho affidato la serie Razza Umana alla Galleria Mucciaccia di Roma, voglio vedere cosa succede.

Quanto costano?
Sono molto care. Ma se a te faccio un prezzo, a Feltri ne farei un altro e a Sallusti ancora un altro. Ma a certi, le cose intelligenti non interessano: Sallusti non sarà mai un mio cliente.

Lunedì 28 novembre sarà a Roma e, alla Galleria Sordi, fotograferà chiunque lo vorrà in cambio di un contributo al Partito Radicale...
Mi piace mostrare che si può aiutare con il proprio lavoro: vi faccio una foto e in cambio voi date qualche lira al povero Partito Radicale. Poi andrò in Guatemala a fotografare le tribù per un progetto dell'Onu contro il razzismo.

Mentre lei è in Giappone, in Italia parte la nuova campagna di Benetton, tra le grida del Vaticano. Le ricorda qualcosa?
Alessandro Benetton copia il padre, non ha idee nuove. È un peccato: avrebbe potuto trovare altro, non proporre roba vecchia di vent'anni. È tutto un revival. Possibile che l'Italia sia in grado solo di fare le cose già fatte? Quando ho lasciato Benetton hanno detto che non avrebbero più fatto ciò che facevo io: mi sembra non abbiano questa forza.

Si riferisce a "Prete e suora", che ha scattato lei nel 1991?
Certo. Ma riguardo l'intera campagna: Sarkozy che bacia la Merkel... non solo fa schifo, non è neppure detto che non l'abbiano fatto davvero! Un prete che bacia una suora è un'immagine evocativa. Così la mia vecchia foto varrà ancora di più. Sarà incomprabile, tanto sarà cara.

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