Int. a A. Naji - «Presidente schiavo dei radicali islamici»

Ahmed Naji è uno dei blogger e giovani autori d'avanguardia più noti in Egitto, allievo prediletto del grande scrittore Gamal Ghitani, tradotto anche in Italia con il suo libro «Rogers». E da piazza Tahrir, dove ieri sera si trovava da ore con migliaia di persone, ha chiarito alcuni punti fondamentali per cercare di capire cosa succede in Egitto. «A partire dal fatto che il nemico numero uno non è Morsi, ma il vero capo dei Fratelli musulmani, Mohammed Badie, e quindi la Fratellanza, il movimento. Morsi è caso mai il terzo».
Nel senso che vi fidate ancora un po' di Morsi?
«La fiducia non c'entra. Qui nessuno si fida di nessuno. Ma Morsi è chiaramente sotto il giogo di Badie e dei suoi. Ha cercato di mantenere le promesse ma non ha potuto, lo pensano in molti, anche chi come me a giugno non l'ha votato. Ora deve fare una scelta: o con la sua "guida suprema", o con l'Egitto».
«La fiducia non c'entra. Qui nessuno si fida di nessuno. Ma Morsi è chiaramente sotto il giogo di Badie e dei suoi. Ha cercato di mantenere le promesse ma non ha potuto, lo pensano in molti, anche chi come me a giugno non l'ha votato. Ora deve fare una scelta: o con la sua "guida suprema", o con l'Egitto».
Qualcosa di positivo c'è ora, l'unione dell'opposizione.
«Sì, per la prima volta i vari El Baradei, Sabahi, Moussa sono finalmente insieme. Il problema è che anche gli islamici sono più uniti, i Fratelli si sono avvicinati ai salafiti, o viceversa che sia, sono più forti anche se non hanno il coraggio di affrontare con le armi l'opposizione. Il Paese è polarizzato».
Con voi ci sono anche i residui del vecchio regime. Non è un problema?
«E vero, qui ora a Tahrir è pieno di borghesi, di gente del "partito del divano" mai visti prima. Ma penso abbiano capito che indietro non si torna e per il momento fanno numero. Che sia una nuova rivoluzione o un'altra ondata della precedente non saprei. Di certo l'Egitto si sta ancora muovendo».
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