Int. a A. Milioni - "Io minacciato, non mi hanno fatto rientrare"

Un guaio.
«No no... mi creda, di più, molto di più: un disastro, una tragedia. E mannaggia a me, mannaggia...».
Alfredo Milioni, su, non faccia così.
«Eh, le sembra facile: ma io, mi creda, ho la coscienza a posto. E poi sono anni che faccio quel tipo di operazioni burocratiche».
Anni?
«Ma sì, certo... Avrò presentato firme e liste già almeno un`altra quindicina di volte... Uff! Accident...! Fa caldo, eh?».
Stia calmo. Proviamo a ricostruire: a che ora è arrivato in tribunale?
«Con quasi mezz`ora di anticipo. Diciamo verso le 11,30».
Perché, però, poco dopo, è uscito lasciando all`interno del Palazzo di Giustizia solo il faldone delle firme e portandosi via tutto il resto?
«Perché?».
Sì, perché? È vero che s`è accorto di non avere con sé i lucidi con il simbolo del partito?
«No, quelli avrei potuto consegnarli anche dopo. I lucidi non sono una cosa importante, determinante. Questa è una cosa,nota».
Allora è andato fuori per apportare qualche modifica alla documentazione?
«Modificare, lei dice...».
Per aggiungere, o cancellare, qualche nome.
«Beh».
Sì o no?
«No, questo no».
Sicuro?
«Sicuro».
Dica la verità.
«Lo giuro, lo giuro! Non volevo apportare modifiche. Mi deve credere, capito?».
Va bene, stia calmo. Questo però significa che è davvero andato a mangiarsi un panino.
«Sì.:. ecco, sì: sono andato a mangiarmi un panino. Non mi pare grave, no?».
Quindi è vero: lei ha lasciato l`aula per andare al bar.
«Io? A mangiare?».
In conferenza stampa, la Polverini ha fornito una ricostruzione dei fatti un poco diversa.
«No, cioè... io, a mangiare: ma chi l`ha detto?».
Lei, adesso.
«Macché. Senta, io sono molto confuso...».
Non è il momento migliore, Milioni, per essere confusi.
«Però... ecco qui, legga bene sul cellulare: ecco qui tutti i messaggi, gli sms di solidarietà che m'hanno spedito quelli che c`erano, in tribunale, e che hanno assistito a tutta la scena.
Dove è chiaro che io sono la vittima».
La vittima?
«Proprio così. Non mi hanno fatto rientrare, hanno fatto i matti, si sono messi a urlare, m'hanno spinto...».
Sostenevano che lei stesse presentando la lista fuori tempo massimo.
«Fuori cosa? M`hanno minacciato, altroché. Qui si configura pure un reato».
Che genere di reato?
«Un reato, un reato...».
Silvio Berlusconi è furibondo.
«Lo so, mannaggia a me».
Come lo sa?
«Eh, quelli lì, i capi del partito, me l`hanno detto. Sono loro che parlano con lui, mica io».
La Polverini anche è furibonda.
«So pure questo... Ma che posso farci io?».
Lei era lì.
«Senta, a parte che la fila avrebbe dovuto farla Giorgio Polesi, l`altro rappresentante del Pdl... lei deve scrivere che io sono solo il piccolo presidente del XIX Municipio, qui a Roma. La politica è sempre stata la mia passione, cominciai come socialista e ho proseguito dentro Fi, certo: ma ero e resto un pesce piccolo, un pescetto che fa il suo lavoro onestamente. Aggiunga poi pure . che...».
(La conferenza stampa di Renata Polverini è finita da pochi minuti; Alfredo Milioni sta parlando a capo chino, le mani tremanti, lo sguardo lucido. All`improvviso, dal palchetto, rimbomba giú una voce roca, dura: «Stai zitto! Milioni devi stare zitto, muto: hai capito?». Milioni fa appena in tempo a farfugliare ancora qualcosa, poi viene letteralmente sollevato dal pavimento da un signore muscoloso che, con modi spicci, lo infila dentro una stanza. L'invito a tacere gli era stato rivolto da Alfredo Pallone, parlamentare europeo e vicecoordinatoreregionale del Pdl nel Lazio. «Sono stato un po` brusco, lo so. Ma Milioni, dopo quello che è accaduto, non è lucido. La situazione è delicatissima e lui può straparlare. Ieri, quando ha capito cosa era successo, mi ha
detto: "Io mi suicido". Sta messo così, Poveraccio, e c`è da capirlo, credo. Dopo quello che ha
combinato...» ).
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