Int. a M. Pannella - «Berlusconi come Blair» Commissione d'inchiesta sull'Iraq

Dalla Rassegna stampa

A mezzanotte prossima inizierà lo sciopero della fame ad oltranza in coincidenza, voluta con la Giornata mondiale dell'Onu per la non violenza. «La non violenza è dare corpo, volto, mano, voce alla ricerca della verità che è l'essenza del Satyagraha (la lotta non violenta praticata da Gandhi, ndr) che è letteralmente amore e forza della verità». A farlo è il leader storico dei Radicali: Marco Pannella. Uno sciopero della fame, sottolinea Pannella, che intende in primo luogo portare alla luce e denunciare le «Shoah» in atto: della giustizia e nelle carceri. Un principio di verità a cui è legata anche l'altra battaglia intrapresa dal leader radicale: l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla guerra in Iraq.
«Torno a rivolgere un appello anche al governo e alle opposizioni, ma in primo luogo alle massime autorità dello Stato - ribadisce Pannella - naturalmente quindi anche al Parlamento, perché - come è avvenuto negli Usa e in Gran Bretagna- si istituisca anche in Italia una commissione d'inchiesta sul comportamento del nostro Paese nella vicenda precedente alla seconda guerra in Iraq». «Il nostro - ricorda il leader radicale - è stato l'unico Paese il cui Parlamento aveva dato mandato al governo, che lo aveva ufficialmente accettato, di perseguire l'obiettivo dell' Iraq libero come unica, vera, concreta, praticabile alternativa alla guerra, cioè l'obiettivo dell'esilio da proporre e far accettare a Saddam Hussein. A proposito della Gran Bretagna, Pannella usa parole durissime contro l'ex premier Tony Blair: «Se le sue mani - dice - non si vedono grondare sangue è perché le tiene occupate con l'oro che cerca da tutte le parti. Arricchirsi: questo è il suo irrinunciabile bisogno». «Possiamo documentare - sottolinea Pannella - che la strada dell'esilio forzato per Saddam Hussein era praticabile e che è stata invece deliberatamente osteggiata e distrutta».
 
Cosa c'è alla base della richiesta di istituire una Commissione d'inchiesta sul comportamento del governo italiano sulle vicende precedenti la seconda guerra in Iraq?
«C'è innanzitutto un insopprimibile bisogno di verità. Una verità che è oggi ampiamente documentata. Ma questa verità non serve solo per rileggere in una luce diversa il passato, essa è anche il presupposto per un futuro che non sia più ostaggio dei manipolatori della realtà e delle coscienze».
 
Far emergere una verità ampiamente documentata... Di quale verità si tratta?
«Abbiamo provato e documentato che il 18 marzo 2003 George W.Bush decise all'improvviso di lanciare un ultimatum di 48 ore contro Saddam che, in quel modo, con quelle ristrettezze temporali, non poteva più realizzare le condizioni materiali dell'andare in esilio. Allora Bush decise di far scoppiare la guerra contro l'affermarsi dell'evidenza che la liberazione dell'Iraq poteva avvenire con lo scoppio della pace. Allora il nostro slogan era: l'Iraq libero, unica alternativa alla guerra. E questa liberazione poteva avvenire con l'esilio dell'infame dittatore. Quella possibilità fu volutamente combattuta e distrutta. Chi l'ha fatto ne deve rispondere politicamente. E ciò che è valso in Gran Bretagna per Tony Blair dovrebbe valere anche in Italia per colui che boicottò la carta dell'esilio: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Alla luce di questa verità documentata, si spiega perché costoro, i "Grandi boicottatori", hanno poi avuto la necessità materiale di assassinare Saddam. Perché non lo si sapesse a posteriori».
 
La strada dell'esilio...
«Una strada che godeva del consenso della maggioranza degli americani. Il 21 gennaio 2003 l'istituto Gallup fa un sondaggio in cui si chiede agli americani se sono per l'esilio o per la guerra. La grande maggioranza si pronuncia per l'esilio di Saddam. Ma questo sondaggio viene tenuto nel cassetto fino a due giorni prima dell'ultimatum a Saddam».
 
Verità. È un'esigenza che muove su questo fronte anche Obama?
«Continuo a sostenere Obama ma devo dire che lui scambia per realismo politico un suicidio politico. Obama ha scelto di governare il disastro di Bush piuttosto che farsi portatore e capofila di una verità storica che svelasse lo scempio di legalità, oltre che di vite umane, di cui il suo predecessore si è macchiato scegliendo deliberatamente la via della guerra. Insisto su questo: la guerra è stata scatenata nel 2003 perché ormai se si rimandava non si sarebbe più potuta fare, e quindi anche se ormai sembrava pacifico che Saddam aveva accettato tutte le condizioni non si poteva a questo punto non scatenare la guerra. Possiamo documentare questa verità che ha cambiato gli ultimi 7 anni nel mondo. A questo deve servire la Commissione d'inchiesta. Ed anche per questo ho avviato lo sciopero della fame»

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