Int. a L. Facco - Ecco perché Bossi non tradirà mai il Cav.

Basta scendere alla stazione di Treviglio, provincia di Bergamo, per capire che la Lega Nord di Umberto Bossi non romperà mai l'accordo di governo con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questa cittadina della bergamasca abita Leonardo Facco, ex capo della redazione cultura del quotidiano la Padania negli anni 90, autore del libro Umberto Magno (Aliberti Editore) collaboratore di deputati leghisti a Montecitorio e profondo conoscitore del movimento lumbard.
«Questo è il documento datato 28 giugno del 2000, che attesta su carta intestata dì Forza Italia l'accordo economico tra il signor Silvio Berlusconi e il signor Umberto Bossi».
«Giovanni Dell'Elce, allora amministratore di Forza Italia, ha firmato una pagina in cui c'è scritto nero su bianco di consegnare 2 miliardi al movimento politico Lega Nord. Il che dimostra che Berlusconi ha assistito economicamente la Lega in un momento molto delicato per le casse del partito».
«La data non è casuale, era il 2000, anno in cui il movimento si trovava sull'orlo della bancarotta. Via Bellerio non aveva ossigeno, perché la Lega aveva appoggiato il referendum proposto dai Radicali contro il finanziamento pubblico ai partiti, che passò. In quel momento si bloccarono tutte quelle entrate dal finanziamento pubblico».
«Una cifra esatta è impossibile da stabilire. Famiglia Cristiana nel 2001 parlò di 70 miliardi di lire. È questa la quantità di denaro che sarebbe stata versata da Berlusconi a Bossi per saldare tutti i buchi di bilancio. Ci sono una serie di indizi, avvalorati dai comportamenti della Lega Nord in questi dieci anni, che spiegano alla perfezione la politica attuale».
«Basta passare in rassegna tutte le leggi che ha voluto Berlusconi in questi anni: tutte appoggiate e votate dalla Lega».
«Me ne rendo conto benissimo, ma del resto è la verità».
«Sì e ci prende tutti per il c... Andatevi a rivedere tutti gli ultimatum di Pontida, doveva finire la guerra in Libia, dovevano terminare persino le ganasce fiscali di Equitalia...».
«Presso un notaio di Milano di cui però non voglio rivelare il nome, non tanto per questioni di privacy; ma perché non credo c'entri con tutta la vicenda».
«Era partito molto prima. Io, che stavo in redazione al giornale, vedevo alcuni giornalisti della redazione politica partire in missione per andare a incontrare gli esponenti di Forza Italia. Non incontravano solo Tremonti, ma anche Brancher, l'anima nera legata a Calderoli, l'uomo che ha riavvicinato Bossi a Berlusconi per quel patto firmato dal notaio».
«Brancher non fu nominato per caso ministro per l'applicazione del federalismo. Era una cosa studiata. In quel momento partiva il processo Antonveneta nel quale Brancher era imputato, vicenda che ha a che vedere con Gianpiero Fiorani e i giri di Credieuronord. Quando fu costretto a dimettersi da ministro, aveva capito che non poteva ricorrere al Lodo Alfano, chiese il rito, abbreviato, e fu condannato con sentenza definitiva. Ma Brancher, che è uomo d'onore, ha evitato la pena e ha impedito anche che alla sbarra andassero altri testimoni, come Roberto Calderoli».
«Ma quello era un altro procedimento. Lo avrebbero chiamato per i rapporti con Fiorani, che non sono mai stati smentiti, anzi».
«Il dissesto finanziario all'interno della Lega era generale. Alla fine degli anni '90 c'è stata una serie di iniziative economiche che hanno portato il movimento a un passo dal fallimento. Stiamo parlando del caso delle cooperative padane, una sorta di coop rosse, poi finite in disgrazia. Quando fu fatto il punto della situazione,si scoprì che le cooperative padane avevano maturato perdite per un miliardo di lire. A cui andavano poi aggiunti altri debiti».
«Il villaggio residenziale in Croazia, iniziativa voluta e finanziata da alcuni dirigenti della Lega. Ma poco chiara. Per esempio, l'atto notarile che mi avevano dato era falso».
«Ci avevo investito dei soldi anch'io. E ci persi 30 milioni di vecchie lire».
Altri disastri finanziari?
«Ce ne sono moltissimi. Oltre al più famoso di Credieuronord, la banca che creò un buco ultramiliardario, c'è per esempio il caso del terreno di Pontida. Non si sa quanto la Lega abbia incassato dalla vendita ai militanti dei Btp (Buoni del terreno di Pontida) organizzata per comprarlo. Poi al Carroccio è rimasto solo un triangolino».
«Sì, l'uso del simbolo fu ceduto al Cavaliere».
«Io non ho mai ricevuto incarichi di partito. Anzi, quando mandai a quel paese Calderoli perché voleva che la mia casa editrice non si occupasse di argomenti scomodi alla Lega, rinunciai a un contratto da capo redattore alla Padania».
«Minacce tante, ma alla fine di querele zero».
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