Int. a A. Ghisleri - «Se si vota non c’è partita PdL e Lega avanti di 8 punti»

Dalla Rassegna stampa

 

 «Magari mi hanno attribuito i dati che ha pubblicato Repubblica». Alessandra Ghisleri , direttore di Euromedia Research, la butta a ridere. Non ci poteva credere quando, ieri mattina, nel suo ufficio milanese sono riusciti a recuperare una copia del Secolo d’Italia che la riguardava. Pagina cinque. Titolo: «La sondaggista "personale" infrange il sogno di "Re Silvio": il PdL è sotto il 23%». Con tanto di de profundis recitato per le ambizioni elettorali del centrodestra, per la prima volta superato dal centrosinistra nelle proiezioni valide per la Camera dei deputati. Una previsione da incubo, per Silvio Berlusconi, che il quotidiano di Futuro e Libertà attribuisce a non meglio precisati «sondaggi segreti» firmati Ghisleri il cui contenuto choc è stato svelato sabato scorso, in anteprima, da Dagospia, il sito Internet di Roberto D’Agostino. Il direttore di Euromedia smentisce sia Dagospia, sia i futuristi copioni: «Ma quali sondaggi segreti. Non abbiamo distribuito i dati perché non cerano variazioni significative rispetto a quelli pubblicati il 18 novembre sul sito della presidenza del Consiglio. E in quelle rilevazioni assegnavamo al PdL un valore compreso tra il 28 e il 30%. Suvvia: in poco più di dieci giorni il PdL avrebbe perso quasi sette punti? Avranno avuto un’informazione sbagliata...».
Sbagliata?
«Certo: il nostro sondaggio del 26 novembre vede il PdL al 29,1%».
Peccato per il Secolo d’Italia, house organ di Fli, che aveva scommesso sul crollo del PdL.
 «Parliamo dei dati per favore. Quello che ho letto sul Secolo mi fa fatto ridere. L’ho preso come uno scherzo».
I dati, allora: il PdL è al 29,1%. Tutt’altro che in caduta libera rispetto al 22,3% veicolato da Dagospia e finiani.
 «Scrivere che il PdL è sotto il 23% è falso. In questo momento gli elettori sono semplici spettatori di quanto sta accedendo nell’arena della politica, dove è in atto una lotta feroce sia a livello mediatico, sia politico».
E questo cosa c’entra con il 29% del PdL?
«C’entra perché non ci sono grandi variazioni a livello di sondaggi. Da un mese a questa parte, per i partiti più grandi le oscillazioni sono contenute nell’arco di un punto percentuale. Considerando il margine d’errore statistico, quindi, i dati sono stabili. E questo riguarda non solo il PdL, ma anche Pd e Lega».
I presunti scandali sessuali non hanno indebolito il Cavaliere?
«No, non comportano nulla perché non c’entrano con la politica».
Se si votasse oggi, dati alla mano, chi vincerebbe alla Camera?
«La coalizione PdL-Lega-La Destra, che otterrebbe il 43,7% contro il 35,4% di Pd-Idv-Sel. Basta fare la somma algebrica».
 
Rispetto alle Politiche del 2008, dove arrivò al 37,4%, il PdL lascia sul terreno l’8,3% dei consensi. Dove sono finiti quei voti?
«Una parte, il 5,4%, in Futuro e Libertà. Il resto, pari a tre punti percentuali, in gran parte nell’area del non voto. Gli elettori accusano la politica di non conoscere la realtà. Perché ha avuto molto successo il programma di Roberto Saviano e Fabio Fazio? I cittadini, di destra e di sinistra, hanno apprezzato il loro essere narratori dei nostri tempi: non ne possono più delle diatribe politiche».

Su un punto voi sondaggisti siete tutti d’accordo: l’avanzata della Lega.
«La Lega acquista pochi voti alla volta, ma li tiene tutti. Così passo dopo passo arricchisce il suo bagaglio elettorale».
La disaffezione della politica non favorisce l’opposizione?
 «Al momento, no. Anche il Pd paga il prezzo di questo scontro politico-mediatico che agli occhi dei cittadini non risolve i problemi».
 
E Fli? Davvero è così in ascesa come dicono i finiani?
«Futuro e Libertà oscilla tra il quattro e il sei per cento. Prima era anche più basso, mentre adesso, grazie ad alcune buone operazioni di marketing che ne stanno marcando la presenza, è in leggera crescita. Ogni quindici giorni c’è un video-messaggio di Fini...».

 

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