Int. a A. Fortis - Fortis canta: Gianfranco io ti abbraccerò

Dalla Rassegna stampa

 

«Non mi sono mai schierato, non ho mai preso tessere di partito. Per una scelta del genere si paga un prezzo, naturalmente: e così sono sempre stato di sinistra per quelli di destra, e di destra per quelli di sinistra. Questo è stato il mio karma. Spero di poter essere in sintonia con una realtà sociale e politica, prima o poi...» - si racconta Alberto Fortis. Ieri, sul Corriere della Sera, commentando le nuove manipolazioni leghiste della sua "A voi romani", aveva aggiunto: «Il premier che vorrei? Fini. Forse». Curioso.
 
Fortis, ha mai votato Lega Nord?
No, non ho mai votato Lega Nord. Il mio voto è sempre andato al partito radicale, fin quando è esistito. Oggi non è più una grande realtà, come un tempo, purtroppo... Il mio idolo e il mio modello politico, sociale e umano è Gandhi. Credo che la politica odierna, nel nostro paese, abbia bisogno di un approccio ben diverso, radicalmente onesto, espressione di una sensibilità ben differente.
 
E Cosa apprezza in Bossi?
Riconosco a Bossi il coraggio che ha avuto un tempo, da Robin Hood: ha lanciato un arco infuocato all'interno del Palazzo denunciando realtà che non danno fastidio soltanto a lui, ma anche a tanti romani. Quanto posso auspicare, adesso, è questo: una sorta di compenetrazione di profili di diversa appartenenza politica. Ho avuto l'onore, tempo addietro, di essere ricevuto da Napolitano, per via del mio impegno nel sociale: riconosco in lui uno degli ultimi galantuomini della scena politica. Mi sembra di intuire che in questo momento ci sia una volontà, da parte di certa destra e certa opposizione, di ricreare uno scenario - chissà, magari centrista, come da tendenza italiana: armonia nel centro... - che possa rappresentare la fine di questo terribile stato delle cose.
 
Qual è lo stato delle cose?
Ritengo, come larga parte della stampa estera, che siamo arrivati a una soglia di inaccettabilità di determinati "codici di lobby mafiose", lobby che sono state in qualche modo istituzionalizzate e vanno fronteggiate. Io trovo giuste, nella mia visione gandhiana, sia cose che dice Bossi sia cose che dice Di Pietro. So che può sembrare utopistico poterle assemblare, ma come ai tempi dei radicali punto a una soluzione reale per il bene della collettività. Oggi la coscienza della collettività sembra mutare: è come se fosse calato l'oblio su troppe cose... Auspico che rinasca un accordo di coscienza politica tra diverse parti.
 
Qualche esempio?
Quando Di Pietro urla determinate cose, come pochi giorni fa, quando grida che è ora di finirla, non posso che essere d'accordo. E quando Bossi e i suoi spiegano in cosa può consistere un federalismo consapevole, magari sul modello nordamericano, posso considerarlo una soluzione plausibile. Io spero davvero che certe idee possano convergere, risolvendo questa situazione. È diffusa una sensazione, oggi, in tutti quelli che hanno coscienza politica; c'è qualcosa di maligno che sta ferendo il nostro sistema. Siamo un paese migliore di quel che sembra.
 
Come considera Fini? Come ha interpretato gli ultimi mesi di dibattito politico?
Credo che in Fini, come in altri, sia scattata la coscienza di dover cambiare lo stato delle cose. È stato evidente, e sorprendente, l'atteggiamento del presidente della Camera: la sua è sembrata una sorta di rivolta, e non per ragioni personali. Poco tempo dopo, le dichiarazioni di Montezemolo sembravano confermare la bontà del suo approccio. E così quelle di Napolitano. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno: in tutti, io credo, sta rinascendo una coscienza più alta di quel che sta accadendo. Più d'uno ha colto i segnali di pericolo della concussione del potere con il codice mafioso, come già era accaduto in Italia, durante i governi Andreotti. Ci sono cose che, come cittadini, possiamo intuire e non sapere: queste cose hanno fatto scattare un campanello d'allarme nelle più alte cariche. Ricordo un pezzo di Oriana Fallaci - conservo il ritaglio - in cui scriveva che Fini sarebbe stato la persona ideale per gettare un ponte tra destra e sinistra...
 
È d'accordo? Cosa potrebbe rappresentare Fini?
La mia famiglia è di origini ebraiche: ciò che ho visto fare a Fini in questi ultimi anni, compresa la smaccata sensibilizzazione nei confronti di certe drammatiche problematiche storiche, forse antitetiche alla sua formazione politica, mi ha fatto pensare a una persona che, per qualche motivo, ha maturato un senso dello Stato e un senso della vita più illuminato rispetto ad altre figure. Per questo io lo vedo come possibile Presidente del Consiglio: potrebbe essere un perfetto ponte tra destra e sinistra e portare a una conciliazione degli opposti, tra destra e sinistra. In Inghilterra hanno impiegato un pomeriggio, per accordarsi... io vorrei qualcosa del genere, per il nostro paese. È importante non fare più i furbi, non agire più nel politichese, ridare il Paese a noi italiani.
 
A chi somiglia, politicamente, Gianfranco Fini?
Mi sembra non sia simile a nessun altro personaggio politico italiano. Sembra un politico nato in Inghilterra, è perfetto per il mondo anglosassone. La sua è una visione forse non troppo distante da quella di Cameron...
 
Fortis, "A voi romani" è diventata un inno della Lega. Forse per le ragioni sbagliate: lei ama i cittadini romani...
Quella canzone è stata la mia "lettera scarlatta". Mi ci sono abituato. Mi fido del libero arbitrio di ognuno di voi. Dico solo che anche Obama parla male di Washington, pur vivendoci: critica le sue lobbies, con onestà. Io ho vissuto per diverso tempo a Roma, e ho sentito di criticare il potere che a Roma risiede.

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