Int. a F. Marini - Marini: "Il Presidente ha fatto bene, doveva tutelare l'interesse nazionale"

Dalla Rassegna stampa

«Non basta difendere il Capo dello Stato dagli attacchi irresponsabili. Bisogna dire con nettezza che Giorgio Napolitano ha fatto bene a firmare il decreto». Franco Marini, ex presidente del Senato, alza il tono della voce e rivolge queste parole anche al suo Pd, perché anche da quelle parti avverte «qualche esitazione e dubbio». A suo giudizio, sostenere con energia che il presidente della Repubblica abbia agito «nell'interesse del Paese» non è affatto un'indulgenza verso Silvio Berlusconi. Al contrario, esprimendo la piena solidarietà al Quirinale, il Pd acquisterà maggiore forza nel denunciare le gravi responsabilità del Pdl nel pasticcio delle liste e quelle del premier «che ha perso un'altra occasione per comportarsi da uomo politico responsabile».

Senatore Marini, ma è davvero possibile spingersi fino all'elogio del Capo dello Stato a fronte di tanti dubbi di legittimità e di costituzionalità del decreto?
«La Costituzione non consente al presidente della Repubblica penetranti poteri di sindacato sui decreti-legge. Per questo non capisco i dubbi e le domande rivolti al suo operato. Non poteva fare altro che firmare: sarà il governo a rispondere della legittimità e della costituzionalità degli atti compiuti. Ma, tornando alla correttezza del Quirinale, vorrei anche ricordare che il Capo dello Stato è il principale garante dell'interesse nazionale e che, accanto alla salvaguardia delle regole, è suo dovere tutelare il diritto dei cittadini di esprimere il voto che più corrisponde aì loro convincenti. Anche questo è un bene fondamentale».

Si potrebbe replicare, come fanno alcuni, che è stato il Pdl a Roma e a Milano a compromettere il diritto dei suoi elettori.

«La responsabilità di quanto è accaduto è per intero del Pdl. Ma ugualmente Napolitano, di cui ho avuto modo di apprezzare da vicino nella passata legislatura la chiarezza di idee e la lucida determinazione, ha fatto bene ad agire come ha agito. Che opinione avrebbero avuto del nostro Paese in Francia, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti se ad elezioni così importanti come le regionali del Lazio e della Lombardia fosse mancato il partito più grande della maggioranza? Nelle valutazioni di un Capo dello Stato queste preoccupazioni non possono non avere rilievo».

E questo non è uno sconto a Berlusconi?
«Nessuno sconto. Anzi, detto questo, si può dire con forza ancora maggiore che Berlusconi ha perso un'occasione. La lista Pdl del Lazio semplicemente non è stata presentata. Il premier avrebbe dovuto riconoscere il problema, assumersi la responsabilità dell'errore e rivolgersi a Pier Luigi Bersani in modo aperto, alla luce del sole. Ne avremmo discusso. E avremmo trovato
una soluzione meno lacerante per il diritto e per la politica. Invece la mancanza di umiltà del Pdl è stata la causa di uno strappo, che già proietta sul futuro l'ombra di un peggioramento del clima. Proprio adesso che le conseguenze della crisi si fanno ancora più acute del 2009 in termini di disoccupazione. Quanto servirebbe invece oggi al Paese un clima più disteso...»

Chi garantiva Berlusconi della disponibilità del Pd a cercare una soluzione per le liste della Lombardia e del Lazio?
«La logica. Se Berlusconi si fosse comportato diversamente, il Pd non avrebbe potuto fare altro. Per quanto mi riguarda l'ho detto pubblicamente qualche giorno fa a Bologna, ma prima e dopo di me l`ha detto anche Bersani. Ricordo anche un fondo dell'Unità titolato: "Ridateci l'avversario".Una prova di intelligenza politica della direttrice Concita De Gregorio. Siccome sono convinto che Emma Bonino vincerà, sono anche convinto che non avrebbe potuto governare con l'ombra dell'esclusione determinante della lista Pdl. Dal giorno dopo le elezioni, le sarebbe stata contestata la piena legittimità. E questa invece è necessaria proprio per le crescenti sfide che una Regione così importante deve affrontare».

Il Pd andrà avanti nella contestazione del decreto fino a sollecitare un pronunciamento della Consulta e dunque fino ad invalidare le elezioni in caso di sconfitta?
«Ora dobbiamo impegnarci nella campagna elettorale. Poi vedremo cosa fare. A mio avviso la stessa manifestazione di sabato deve trasformarsi innanzitutto in una manifestazione pro-Bonino. E faremmo anche bene a non farei catturare dalla polemica sul decreto, a rimettere al centro i
problemi concreti dei cittadini, proprio quelli che la destra vuole mettere ai margini del dibattito pubblico».
 

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