Int. a F. Battaglia - Energia e Nucleare. Quando il dibattito è inutile

Il palcoscenico è allestito all`interno di un albergo romano. Il cartellone prevede un convegno e un dibattito su un tema vitale per l'Italia e che riguarda l'approvvigionamento energetico da nucleare. Tra gli attori, e scomodo protagonista in questo paese divenuto genitore adottivo della New Age e della green economy, il professore Franco Battaglia chimico-fisico, insegnante all'Università di Modena che testimonia quotidianamente il suo impegno civile legato a sostenere libertà e verità scientifiche che non possono essere contrabbandate e negate per servire ideologie e interessi lobbistici dei sostenitori del cosiddetto sviluppo sostenibile ormai usciti allo scoperto.
Professore, vogliamo riprendere l'argomento della green economy per spiegare che, allo stato, di green nell'economia non c'è assolutamente traccia, anche in quello che mangiamo, e che si tratta unicamente di un falso ideologico messo in piedi per un colossale imbroglio?
Green economy significa, sostanzialmente, promuovere l`installazione di impianti fotovoltaici (FV) e eolici per la produzione di energia elettrica, nonché la produzione di biocarburanti per l'autotrazione. Il punto da comprendere è che queste tecnologie sfruttano un'unica fonte, quella solare, che eroga energia con potenze assolutamente incompatibili coi fabbisogni energetici dell'umanità. Quando il sole non brilla o il vento non soffia gli impianti eolici e FV sono inutili; essi, pertanto, non aumentano la capacità di un sistema elettrico; detto diversamente, possiamo installare 10, 100, 1000 GW eolici o FV, ma, a fronte di ciò, non possiamo chiuderne neanche uno a gas, carbone o nucleare.
Cosa stiamo perdendo come sistema paese, in assenza di una fondamentale componente energetica quale è quella nucleare, in termini di quattrini, di posti lavoro, di tecnologia e di ricerca scientifica?
Basti solo dire che l'Italia ha un contratto di 6 GW elettrici con la Francia: ogni anno paghiamo alla Francia l'equivalente dei costo di un reattore nucleare. Lo scherzo dura da 20 anni: un quarto del parco nucleare francese l'hanno pagato i contribuenti italiani.
C'è un altro aspetto che dovremmo chiarire e riguarda la quotidiana dipendenza del nostro paese dai voleri dei nostri fornitori soprattutto di gas che, come dovrebbe essere noto ai più, è un sistema di rifornimento "rigido", un cordone ombelicale...
Il gas (come il petrolio) è un bene prezioso che andrebbe riservato alla chimica e all'autotrazione. Bruciare gas (e anche petrolio) per produrre energia elettrica è un crimine e nessuno lo fa: Usa e UK lo fanno per il 20%, la Germania per il 10%, la Francia per il 5%; ma noi lo facciamo per il 55%!
Esiste una opposizione al nucleare anche per quanto concerne la scelta dei siti delle centrali. Si dice che, tolte le zone sismiche, quelle montuose, quelle protette da piani paesistici e non so quali altre, le aree utili si conterebbero sulle dita di una mano e quindi...
Il Giappone ha una densità di popolazione doppia dell`Italia e una sismicità che nulla ha da "invidiare" all'Italia: in Giappone ci sono più di 50 reattori nucleari in esercizio. In Belgio v'è un reattore nucleare ogni milione di abitanti: il 55% dell'energia elettrica Belga viene dal nucleare.
L'altra questione della politica tipicamente italiana è quella dei compromesso perseguito anche da questo governo. Mi sembra di aver capito che Berlusconi abbia raggiunto un accordo con l'Albania per costruire lì una centrale nucleare. Se così fosse non sarebbe un regalo agli albanesi? Le dispense di vivande non è meglio averle in casa?
Già: dimostriamo ancora una volta di essere un Paese irresponsabile. Mi impressiona fortemente in materia di nucleare una (apparente?) cesura tra l'evanescente ministro dell'ambiente e invece la netta posizione presa dal ministro delle attività produttive a favore di questa reintroduzione-soluzione. Il ministero dell'ambiente andrebbe chiuso e sostituito con una Agenzia con responsabilità scientifiche sulle misure da suggerire ai politici.
Certo è che importiamo energia sotto forma di petrolio, gas, elettrica da nucleare, ma poi importiamo anche forza lavoro, il cibo che mangiamo lo importiamo in gran parte, infine anche tanta droga: mi sembra l'immagine di un paese quasi pronto per diventare terra di conquista.
Non sarei così pessimista. la bilancia italiana in agricoltura è senz'altro in attivo. Abbiamo però bisogno di un piano elettrico nazionale e di un piano energetico nazionale. Fondato sulla scienza più accreditata, non sui sogni.
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