Int. a Emma BONINO - "Non chiedetemi solidarietà"

Dalla Rassegna stampa

«Ci battiamo da anni contro regolamenti elettorali burocratici a livello demenziale e anti-storici, visto che nell'era di internet l'immagine di uno Stato che affida la legittimità della selezione della sua classe politica a carte, penne e faldoni fa ridere. Ma non mi si chieda ora solidarietà per sanare violazioni pacchiane di leggi che nessuno, a parte noi, ha combattuto finora». Da tre giorni ha ricominciato a bere e la sua voce è tornata tonica e vibrante nel rivendicare quanto fosse opportuna una battaglia per la legalità sostenuta solo da Bersani «il più lucido dei miei alleati». Ma Emma Bonino ne ha viste troppe per sentirsi la vittoria in tasca grazie ai guai degli avversari e ricorda cosa produsse l'arrivo del Cavaliere in Sardegna a fianco di Cappellacci: «tre minuti in tv per Soru e tre ore al premier».

Faccia una previsione. Come finirà con la lista dei Pdl e con il listino della Polverini?
«Non lo so, sul listino si vedrà. Certo non mi rallegro dell'assenza della principale lista opposta alla mia, così come non mi rallegro dell'assenza delle altre nostre liste escluse in tutta Italia. Sulla lista del Pdl è diverso, perché semplicemente non c'è e non so cosa si inventeranno. E sul caso Formigoni ricordo che nel 1994 fummo esclusi dal Veneto perché Vesce si era dimenticato
fuori le accettazioni delle candidature e non potè uscire per andarle a prendere. E noi non facemmo neanche ricorso perché la legge è tassativa».

Il messaggio di questi giorni sembra essere che con i Radicali in campo non si scherza. Ma perché proprio questa volta la vostra battaglia ha avuto un ritorno immediato?
«A volte ci sono contesti esterni che puoi cogliere, ma a condizione che stai sul pezzo. Si premia la nostra solitaria cocciutaggine a resistere anche quando ti dicono "parliamo di cose concrete".
Per me non c'è nulla di più concreto che regole e legalità. Noi possiamo avere anche il programma più bello ma se i metodi restano quelli finisce per essere infangato tutto. E' stupefacente come ad un incontro con i consorzi in periferia, i borgatari non mi ha chiesto più soldi o più impegno, ma l'applicazione delle leggi esistenti. Come si vede, non mi occupo di temi elitari che alla gente non interessano, al contrario, la gente vede che ci sono potenti e prepotenti perché lo stato di diritto serve per proteggere i fragili. E senza lo stato di diritto anche l'economia ne risente, come ha notato giustamente la Marcegaglia. Siccome siamo così inaffidabili sulla giustizia civile, non attiriamo capitali stranieri. E quando parlo di trasparenza e legalità non parlo di cose astratte. O no?».

A destra qualcuno dice che il senso politico vero di quanto sta accadendo è un attacco mirato per non far giocare l'avversario.
«Per me invece è un insieme di sciatteria, di senso di impunità e probabilmente una lite di fondo sui candidati fino all'ultimo».

Pensa di avere più chances ora? E che sapore avrebbe una vittoria senza tutti i giocatori in campo?
«Quello di far sapere a tutti che la degenerazione italiana obbliga a voltare pagina. Poi è vero che abbiamo assestato un colpo, ma sono abituata a vedere di tutto in questo paese. Vado avanti con determinazione ma so che c`è da aspettarsi ancora molte cose, come insegna il caso Berlusconi in Sardegna. Ma è indubbio che c'è molta confusione e delusione nel Pdl, il partito del fare si riduce al partito del fare male».

Ultima domanda: con gli alleati non è tutto rose e fiori. Quando si è sentita criticare dalla Bindi cosa ha pensato?
«Che non aveva colto la portata politica e l'utilità della mia battaglia, fino a pochi giorni fa considerata un'anomalia dei Radicali. Bersani si è dimostrato il più lucido e ora c'è un rispetto maggiore del Pd verso di noi di quanto non vi fosse con la gestione Veltroni o Franceschini».
 

© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK