Int. a Emma Bonino - “La diplomazia dei vip aiuta a sbloccare le crisi":

Dalla Rassegna stampa

 

Emma Bonino, perché Carla Bruni riceve insulti dall'Iran?
«Sul corpo delle donne si giocano storicamente, da sempre, a tutte le latitudini, partite tese a dominarle, controllarle, segregarle il più possibile. Con particolare accanimento sulla sessualità, la maternità, la gestione del loro corpo, la libertà di scelta. Diavolo perverso o icona del focolare, comunque sempre svariati gradini sotto o indietro. Raramente essere umano con pari diritti e doveri, pregi e difetti, degna del rispetto che si deve alla persona. A un avversario politico o religioso non si dice "prostituto". Con una donna viene quasi automatico, e non solo a Teheran».
La diplomazia dei vip pro-diritti umani supera quella tradizionale di governi e Ong?
«Sono sempre stata molto grata a coloro che, pur facendo altri mestieri, trovano il tempo o la forza di spendersi anche per i diritti civili e le cause più controverse o più dimenticate. Nella campagna per la moratoria contro la pena di morte molti volti noti ci sono stati di grande aiuto. Lo stesso per la campagna in corso contro le mutilazioni genitali femminili o altre campagne transnazionali che da Radicali (e con il sostegno convinto dei governi italiani) conduciamo da decenni. In alcuni momenti particolarmente cruciali e difficili, spesso abbiamo trovato l'aiuto insperato di personalità note».
Il Pakistan è ignorato perché non muove celebrità come Madonna o Brad Pitt?
«Di sicuro qualcuno scenderà in campo. È stato così per il Darfur o Sarajevo o la Cecenia. Ma all'inizio spesso si è soli. Senza volti noti. Ricordo il settembre 1997. Ero davvero sola con i miei compagni Radicali a denunciare il regime taleban appena arrivato a Kabul. Ma le tragedie politiche dimenticate o sottovalutate non scompaiono solo perché non ce ne vogliamo occupare. Crescono, si ingigantiscono e infine, dopo aver distrutto i loro popoli, colpiscono noi».
È possibile una «rivolta rosa» nell' Islam?
«Sì. È proprio la "rivoluzione rosa" la cosa più viva e innovatrice in moltissimi Paesi, dal Kuwait alla Siria, dal Marocco alla Turchia, all'Egitto. Laggiù la vivacità e il dinamismo del mondo al femminile è fenomeno molto evidente, se solo volessimo prestare attenzione con occhi meno superficiali: in campo economico, letterario, politico, culturale. Se riusciremo a mettere fuori legge le mutilazioni genitali femminili, lo dovremo soprattutto a tante donne mobilitate a difesa dell'integrità fisica. In quei Paesi sta iniziando la lotta al "crimine d'onore", ai matrimoni infantili e obbligati. Sulla strada della libertà, il femminismo sembra essersi trasferito a Sud del Mediterraneo».
Che cosa spaventa di Carla Bruni in Iran?
«A mio avviso è la libertà che fa paura. E la libertà comprende anche la responsabilità del proprio corpo. Di Iran a me pare si sappia molto, ma si voglia vedere poco. Lo scrittore Ramin Jahanbegloo con il suo libro "Leggere Gandhi a Teheran" o il premio Nobel Shirin Ebadi girano il mondo cercando di farci aprire gli occhi sull'oppressione di un intero popolo, al di là della minaccia nucleare che pare all'Occidente l'unico problema di quel regime. Gli "Islam" sono vari e diversi, spesso a seconda del regime politico cui si accompagnano. Normalmente più è autoritario il regime, più l'Islam praticato è il più restrittivo e conservatore. Comunque la liberazione sessuale fa paura non solo all'Islam: la gran parte delle religioni costituite sembrano andare in paranoia al solo pensiero. Ma che cosa c'è di più nobile e forte, per una politica democratica consapevole di sé, della difesa dei diritti civili politici e umani inviolabili per ogni persona? Purtroppo le "democrazie mature" sembrano aver dimenticato la loro missione e il loro compito verso i propri cittadini e i cittadini del mondo».
Che cosa la fa sperare in un cambiamento?
«Conosco bene molti Paesi musulmani e tantissime donne, potenti o meno, che da Gibuti a Ouagadougou, da Bamako a Kampala, hanno avuto la forza e il coraggio di uscire dal silenzio di pratiche nefaste per affermare diritti basilari. A noi l'orgoglio di averle sostenute e incoraggiate, con l'aiuto a volte di "persone note"».

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