Int. a A. Dal Santo - «Chi crede nella ripresa può guardare alla Polonia»

Dalla Rassegna stampa

Il primo passo è metodologico. L'Europa dell'Est è infatti un'area dai confini che possono mutare a seconda del punto di vista e dell'approccio. Per un investitore, per esempio, la Russia rappresenta spesso un mercato a parte, molto differente dalle zone contigue, che richiede dunque strategie particolari. «Nel nostro caso - precisa Andrea Dal Santo, gestore azionario paesi emergenti di Arca Sgr - concentriamo l'attenzione su tre paesi, Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, peraltro molto diversi per condizioni dell'economia e composizione dei mercati equity».
Come si spiega il ritorno di interesse per quest'area?
In passato l'Europa dell'Est ha concentrato grandi attenzioni e grandi risorse per le potenzialità dei suoi fondamentali. Oggi assistiamo a un incremento del rischio in altre aree e questi paesi vengono considerati, in generale, dei «buoni parcheggi».
Quali sono i paesi più interessanti?
La Polonia ha molti aspetti attraenti. Valutazioni corrette, buone dinamiche di crescita, politiche governative di privatizzazione che porteranno a un aumento dei flottanti. Inoltre nella composizione del mercato i titoli finanziari hanno un peso rilevante. Oggi non è un vantaggio, ma potrebbe essere un aspetto favorevole in chiave prospettica, se e quando si esaurirà la cavalcata dei settori energy e materials.
La Repubblica ceca è una destinazione meno propizia?
Presenta caratteristiche diverse. La Borsa presenta una forte esposizione verso utilities ed energia nucleare, non esposta alla crisi del greggio. Da questo punto di vista, può dunque rappresentare una valida scelta difensiva.
 
Un ultimo consiglio?
L'investitore prudente che vuole mantenere un'esposizione nell'area senza eccessiva volatilità può privilegiare la Repubblica ceca. Per chi invece condivide, una previsione di crescita dinamica è più adatta la Polonia.

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