Int. a E. Bonino - «L'infibulazione sarà reato contro l'umanità»

«Nei paesi dove questa pratica esiste, tradizione vuole che la donna non mutilata sia considerata impura: quindi ha molte meno possibilità di sposarsi, formare una famiglia e avere un ruolo nella comunità. Inoltre per molte donne - le cosiddette «praticone» (chi effettua queste operazioni, ndr.) - le mutilazioni genitali sono fonte di reddito. Ci vorrà tempo e impegno perché questa mentalità cambi, ma la messa al bando universale aiuterà il lavoro delle attiviste. Collocandole definitivamente dalla parte del giusto e della legge.
Tante, nominarle tutte è impossibile. A livello di attiviste va riconosciuto lo straordinario impegno di Khady Koita, agguerrita donna senegalese che ha avuto il coraggio di mettere a nudo la sua esperienza personale in un libro tradotto in tre lingue, in un periodo in cui l'argomento era ancora tabù in molte partì del mondo. A livello di personalità istituzionali l'ex first lady egiziana Suzanne Mubarak ha avuto il merito di fare delle mutilazioni genitali argomento di dibattito pubblico a livello continentale e aver condotto un'efficace campagna antimutilazioni nel suo paese. attuale first lady del Burkina Faso Chantal Compaoré ha poi coordinato in questi anni la campagna per la messa al bando universale con ottimi risultati.
Questi numeri emergono da uno studio del 2009 realizzato dall'istituto Piepoli su richiesta del dipartimento Pari Opportunità. Si tratta di una stima molto approssimativa, poiché in Italia non esiste un osservatorio. Abbiamo una legge ad hoc che proibisce la pratica, ma per formulare politiche efficaci è cruciale conoscere l'entità del fenomeno: per questo da anni chiedo l'istituzione, a livello nazionale o meglio europeo, di un osservatorio che monitori il fenomeno e fornisca una stima della sua diffusione.
La maggior parte dei paesi europei ha una legge nazionale che proibisce e punisce le Mgf, oggetto di diverse risoluzioni adottate dal Parlamento europeo. Esistono anche programmi d'informazione e sensibilizzazione rispetto alle comunità immigrate, normalmente meno reticenti a staccarsi dalle tradizioni dei paesi d'origine. L'Europa è compatta nel condannare questa pratica.
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