Int. a E. Bonino - Bonino: i nostri successi splendidi e irripetibili

Dalla Rassegna stampa

Un referendum senza radicali o quasi. Follia pura. Che però si sta compiendo perché, sebbene i referendum siano stati il corpo e l'anima della strategia del partito radicale negli ultimi 40 anni, per il voto del 12 e 13 giugno di pannelliani in azione se ne vedono pochini. Sembra che con questa consultazione non ci sia un gran feeling. Per il Partito radicale il referendum abrogativo è stato come il ciuccio per un neonato. Poi uno però cresce e il ciuccio lo butta via.

Ma insomma, Emma Bonino, non vi viene più l'acquolina in bocca solo a sentire la parola referendum?
«Non è vero che non ci siamo. Non abbiamo raccolto le firme, è vero, ma tifiamo perché si voti».

In altri tempi vi sareste scatenati.
«Il referendum, come istituto costituzionale, è stato massacrato. Abbiamo capito che non siamo in grado di fare tutto da soli. Tanto per dirne una, non è mica facile trovare due milioni di euro per raccogliere le firme».
 

Siete scoraggiati, insomma. O no?
«Be', ce n'è di che. Nel 2000 abbiamo preso una mazzata. Anzi, non l'abbiamo presa noi, ma il referendum come istituto costituzionale».
 
Dei venti referendum proposti, la Corte Costituzionale ve ne bocciò tredici. E niente quorum il giorno dei voto. Una Caporetto...
«Un massacro. Il referendum, come istituto, è diventato inagibile. Non c'è sicurezza nella giurisprudenza che decide quali referendum sono ammissibili e quali no. Anche se la Costituzione lo dice con chiarezza. Non si possono sottoporre a referendum leggi tributarie, trattati internazionali e amnistie o indulti. Le altre invece sì».
 
Per non parlare di quello sulla legge 40 sulla fecondazione assistita. Niente quorum anche in quel caso.
«Ah be, quello poi... Boicottato con ogni mezzo. La campagna astensionista della Chiesa e dei partiti era stata asfissiante».

E infatti niente quorum nemmeno lì. Però oggi siete molto defilati. Perché?
«Macché defilati. Se c'è qualcuno che ha smosso la commissione parlamentare di vigilanza Rai è Marco Beltrandi e Pannella è al trentesimo giorno di sciopero della fame in nome della legalità e del diritto all'informazione».
 

Sarà, ma non vi si vede in giro come una volta, per fare una campagna vera.
«A fare che? Una campagna referendaria che non ci sarà?».
 
Guardi che i comitati referendari, quelli per l'acqua ad esempio, sono lì che sgobbano da mattina a sera.
«E fanno bene, ma purtroppo finirà anche questa volta a tarallucci e vino. Faranno secco il referendum sul nucleare e come al solito diranno alla gente di andare al mare».

Il referendum è defunto?

«Diciamo che sta maluccio...».

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