Int. a E. Bonino - Bonino: «No alla vendetta, il paese segua l'esempio del Sudafrica di Mandela»

Un processo in cui una parte del regime va sul banco degli imputati e un'altra è chiamata a testimoniare dei reati, pensiamo all'ex vice presidente Omar Suleiman.
Tutto già visto. In Argentina, in Cile, in Sudafrica, dove però Mandela tutelò gli esponenti del precedente sistema politico. La Truth commission fu creata per evitare di scivolare nella vendetta. La commissione consentiva a chi ammetteva le proprie colpe circa i fatti di discriminazione razziale che avevano caratterizzato il paese, di scusarsi nei confronti delle vittime, favorendo il compimento della giustizia nei confronti della mera vendetta.
Quale modello può adattarsi alla realtà egiziana?
Quello della Truth commission è valido, ma anche altri. In Tunisia è stata creata una commissione d'indagine che raccolga le prove non solo dei passati misfatti, ma soprattutto delle vicende accadute durante le ribellioni di strada e gli atti di repressione che ne sono seguiti. Altri stati hanno scelto la formazione di una commissione internazionale d'inchiesta. Così è stato per il Bahrein che ha accettato una commissione, presieduta dall'egiziano Cherif Bassiouni, che avrà il compito di fare luce sulle violenze che hanno avuto luogo, accertando le responsabilità del regime. Obiettivo successivo sarà ottenere un tribunale misto locale-internazionale, o se possibile il deferimento alla corte penale internazionale.
Come conciliare il ruolo della comunità internazionale con l'istanza di sovranità che rivendicheranno i fautori del cambiamento?
Lo spirito nazionalista egiziano li ha portati al rifiuto di qualunque formula di monitoraggio elettorale della comunità internazionale. Sposando una linea di "non interferenza", è stata declinata persino l'offerta di assistenza tecnica nel censimento da parte dell'Onu. La stessa esigenza di un sistema di giustizia transitoria comincia ora a farsi strada, in base a una necessità: i momenti di cambio di regime non si devono trasformare in giustizia sommaria. Questa era esattamente il tipo di giustizia che i regimi avversati esercitavano. Loro usavano tribunali sommari, loro mettevano in carcere senza prove, per reati di opinione. Un nuovo Egitto deve essere aiutato a riflettere sulla formazione di una nuova identità di stato di diritto.
I militari svolgono un ruolo primario.
Quando hanno preso il controllo del paese quello era l'unico percorso possibile. Oggi i rischi sono sempre più evidenti. C'è chi parla di un accordo abbastanza strutturato tra i militari, gli interessi che rappresentano e parte dei Fratelli musulmani, con grande sconforto delle forze liberali. Il referendum sulla costituzione è stato un po' la dimostrazione di questo accordo. Sia i militari che l'organizzazione islamica hanno votato una proposta minimalista, per non dire di peggio, di riforma, mentre tutti gli altri avevano invitato all'astensione dal voto. Molte forze non avendo avuto tempo di organizzarsi hanno chiesto, inutilmente, il rinvio delle elezioni.
Nel caso di un accordo tra esercito e Fratelli musulmani, che orizzonte si verrebbe a delineare?
Non ne ho idea, credo che molti anche in loco procedano giorno per giorno, dando per scontato che le condizioni del contesto regionale, come gli sviluppi della vicenda libica, assumeranno un ruolo determinante.
Mubarak e Gheddafi faranno la fine di Saddam?
Spero proprio di no. Per assurdo Gheddafi è più tutelato dell'ex presidente egiziano. Su di lui pende un mandato della Corte penale internazionale, organismo che esclude la pena di morte. Una delle grandi contraddizioni della vicenda, in positivo, è che la Corte è intervenuta nell'indagine su mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu, in cui siedono superpotenze che ancora fanno ricorso alla pena capitale.
L'impasse che blocca l'Egitto potrebbe favorire un'apertura al modo esterno, ma anche la sostituzione di un regime con un altro...
Nessuno può ragionevolmente prevedere un'opzione o l'altra. Non vorrei forzare un paragone, ma le grandi rivoluzioni di Budapest e Praga hanno avuto sviluppi drammatici nei decenni successivi, prima di arrivare all'89. Credo che per l'Egitto siano aperte tutte e due le possibilità: proprio per questo la comunità internazionale ha il compito di dialogare con gli egiziani, nonostante le difficoltà che incontrerà, per prevenire derive che portino a nuove dittature uguali a quelle che sono state deposte.
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