Int. a B. Della Vedova - «Il rilancio non si fa con la propaganda...»

«Non è una sorpresa, gli ultimi dati dell’Istat sono solo la fotografia dell’attuale situazione e non sarà certo la lettera di Berlusconi inviata a un giornale a cambiare le sorti del Paese». Benedetto Della Vedova ha appena finito di leggere gli ultimi dati relative alle famiglie italiane. E il vicecapogruppo vicario di Futuro e libertà alla Camera dei deputati non si fa nessuna illusione.
Onorevole Della Vedova, si aspettava cifre così negative?
Finora la questione è stata sottaciuta dal governo se non addirittura negata. Noi finiani abbiano messo in guardia dai facili ottimismi. Finora gli italiani si sono cullati, nell’illusione propalata dal governo, che la nostra economia stesse reggendo alla crisi globale meglio delle altre. Purtroppo non è così.
Questo dato si aggiunge a quello precedente sulla disoccupazione giovanile a livelli record. Intanto il premier ha scritto una lettera al Corriere della Sera per prendere di petto la questione economica.
Trovo la lettera al quotidiano di via Solferino un’ottima operazione di propaganda.
Non condivide i contenuti?
No, tutt’altro. Nel merito sono d’accordo su tante proposte. Ma più che un buon proposito suona come una feroce autocritica per il passato. Sono del parere che le cose buone si fanno all’inizio della legislatura non a metà e per di più dopo aver indebolito la maggioranza.
Quindi operazione da campagna elettorale?
Esattamente. Come se il presidente del Consiglio la stesse continuando o, peggio, la stesse iniziando.
Lo dice anche il Pd a proposito della patrimoniale. Berlusconi la sventola per spaventare gli elettori, ma Franceschini dice: nel nostro programma non c’è.
Personalmente sono contrario anche io. L’hanno tirata fuori gli analisti economici. Un tema accademico che non dovrebbe fare parte della battaglia politica.
Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, invita ad affrontare la questione dei disoccupati, anziché il folclore.
In questo folclore ci mette quindi anche la lettera al "Corsera"? Non arrivo a dire questo, il dato è un altro. Si parla di riforma dell’articolo 41 della Costituzione. Si predica ad esempio in favore delle liberalizzazioni, ma sulle professioni finora si è andati in direzione opposta. Quando sei al governo il liberismo non lo devi predicare ma praticare. Questo governo non ha privatizzato neanche un chiodo. Ora si trasforma di colpo? Non ci credo.
La solita contraddizione tra la politica degli annunci e i fatti denunciata da Futuro e libertà?
Basterebbe rileggersi il discorso di Gianfranco Fini a Bastia Umbra. Fino a novembre ha chiesto al premier di mettere mano a un’agenda di questo tipo.
Ma adesso una parvenza di agenda c’è.
Quella era l’ultima chiamata seria, adesso ci troviamo con un premier oggettivamente indebolito da una serie di vicende e che pensa di poter fare il miracolo con l’ingresso dei cosiddetti "responsabili" nell’esecutivo.
Con il cuffariano Saverio Romano ministro al posto di Ronchi e Marco Pannella Guardasigilli...
Su Romano lo do quasi per scontato, ma sull’ingresso di Pannella, che conosco un po’, mi consenta qualche perplessità. Mi pare solo una balla giornalistica.
Sulla base di quali presupposti?
Perché si confonde l’apertura al dialogo e al confronto con tutti, che è nella tradizione dei Radicali, con una mera trattativa per le poltrone. Pannella avrà chiesto garanzie su temi come l’amnistia, le carceri, la riforma della giustizia. Ma non credo che Berlusconi sia in grado di dargli le risposte giuste.
Perché la posta è troppo alta?
No. Piuttosto perché ritengo il premier non più in grado di dare risposte. Sul piano politico la sua spinta propulsiva è esaurita. In più, rispetto a novembre, alla luce delle ultime vicende giudiziarie, ormai lui non è più parte delle soluzioni, ma parte dei problemi.
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