«Instabile, pasticcione, carrierista» Così Pannunzio liquidava Scalfari

La sera andavano in via Veneto, di primo mattino invece si pigliavano a sputi. Via lettera, ma non direttamente all'interessato bensì a un altro che faceva da sfogatoio, nella migliore tradizione delle risse degli Italiani alle vongole. Era questo, il bell'ambientino che esce dal carteggio tra Mario Pannunzio, il mitico direttore del «Mondo» (il «fondatore dei giornali d'opinione» dice la sacra Wikipedia, e dunque del giornalismo moderno) e Leo Valiani pubblicato da Aragno, e la cosa si fa stuzzicante perché la tenace Silvia Truzzi del «Fatto» ha evidenziato le lettere in cui Pannunzio schizza il profilo di un terzo mostro sacro del giornalismo, Eugenio Scalfari, il Fondatore per antonomasia, il quale della sua esperienza al Mondo, e in particolare del suo ruolo di discepolo prediletto di Pannunzio, ha sempre fatto una specie di alta investitura, di titolo nobiliare. Ora, a giudicare dalle inequivocabili parole di Pannunzio a Valiani, risulterebbe che quell'investitura sia alquanto abusiva: «Con Eugenio le cose sono molto più complicate», recita una lettera datata Roma, 29 gennaio 1962, «Molto dipende da quello che farà in questi giorni. Da un mese circa non ho più avuto rapporti con lui. Quello che rende difficile ogni cosa, con lui, è l' assoluta sua incapacità di restar fermo su un'idea: è instabile, femmineo, esuberante. Non ha veri legami né affinità ideali e morali con nessuno. Tutto è strumentale, utilitario; tutto deve servire alla sua «splendida» carriera. Ha fretta, vuole arrivare. Dove? Forse non lo sa nemmeno. Ma ha sempre avuto la sensazione di perdere tempo stando con noi».
Per fare un paragone con la storia della filosofia, argomento cui Scalfari in questi ultimi anni sta dedicando le sue migliori energie anche se non i suoi migliori libri, sarebbe come se Socrate avesse tramandato che il suo più dotato allievo, Platone, era uno sfacciato opportunista, e Platone avesse scritto una lettera in cui definiva il suo geniale discepolo, Aristotele, un ambizioso che non crede a nulla, un arrampicatore che cavalca di volta in volta l'idea che lo può aiutare nella sua «splendida» carriera. Come minimo dovremmo riscrivere i paragrafi dedicati a quei pensatori, e ridimensionare la loro statura morale. Scendendo invece al livello di quelli che andavano a via Veneto, un'altra lettera di Pannunzio a Valiani, 12 ottobre 1965: «Dopo le vicende del partito radicale, nelle quali Scalfari si condusse nel modo più equivoco», premette Pannunzio, che poche righe sotto sferra l'attacco: «Non si può arrivare a un grado così impudente di una Salveno mania (sic). Quando poi si sa che non è un Salvemini che parla, ma un pasticcione e libertino, politico, economico, che nel campo della sinistra democratica ha portato i sistemi scarfoglieschi e angiolilliani. Caro Leo, è sempre più difficile campare!».
Gli aggettivi si riferiscono a un passato direttore del «Mattino» e a quello del «Tempo» dell'epoca, Scarfoglio e Angiolillo, e non sono certo un complimento, dacché, come ricorda Truzzi nel suo articolo, Angiolillo era il rappresentante più calzante del «giornalismo alle vongole», secondo Pannunzio, ed entrambi erano casi esemplari di "Indifferenti", come avrebbe detto Moravia, insomma, di nuovo, qualunquisti e opportunisti. Che tra un maestro e un allievo scocchino scintille è normale, anche una rottura, come di fatto avvenne (Scalfari stesso la ricorda nel Meridiano Mondadori a lui dedicato, e come avrebbe potuto negarla?) non sorprende. Ma che Pannunzio, che certo ebbe modo di conoscere a fondo Eugenio, a pochi anni dalla sua morte, con la saggezza dell'esperienza e tuttavia con parole vibranti quasi d'ira, smonti il piedistallo sui cui Scalfari si stava arrampicando, probabilmente già pronto a marmorizzarsi nella posa da Fondatore, per rivelare ch'era stato nel «Mondo» non come a una scuola di idee e giornalismo, ma come su un taxi per raggiungere i suoi «splendidi» obiettivi di carriera, dà molto da pensare. Facciamo un po' di filosofia anche su questo, caro Fondatore?
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