Iniziato il censimento che cosa si deve fare?

Quindi c'è stato un primo difetto di comunicazione.
Quanto ci costa questa operazione?
Cinquecento e novanta milioni. Suddivisi così: 330,6 andranno agli organi di censimento (Comuni, Regione Val d'Aosta, province autonome di Trento e Bolzano, ministero dell'Interno), 220 saranno destinati a spese correnti per l'acquisto di beni e servizi, 8,6 milioni saranno per spese in conto capitale e 30,8 serviranno per la remunerazione del personale assunto dall'Istat a tempo determinato. Significa che ognuno di noi tirerà fuori 10 euro. In America ne spendono 34,4 a cittadino, in Inghilterra invece 8,7.
Serve a qualcosa poi quest'ira di Dio?
Beh, le statistiche aggiornate. Quanti siamo, chi siamo, dove abitiamo, con chi conviviamo. Emma Bonino e Paola Concia, per esempio, hanno raccomandato di dire la verità, pensando in qualche modo soprattutto alle coppie omosessuali, perché una quantificazione seria di questo fenomeno (e una quantificazione seria può farla solo l'Istat) permetterà poi di legiferare con un minimo di cognizione. Bisogna ricordare che il censimento si propone di fotografare la popolazione che vive in Italia, stranieri compresi, al 9 ottobre 2011, cioè ieri. Quindi se in una famiglia è nato un bambino il 10 ottobre, non deve essere contato.
E se poi pigliando i dati del censimento mi vengono a fare controlli o mi mettono qualche tassa?
Fin dal primo censimento del 1861 è stata garantita la segretezza intorno al questionario individuale. L'Istat, dal prossimo marzo, comincerà a farci sapere i numeri che ci riguardano, ma sempre in forma aggregata. Quindi è necessario, e utile, dire la verità. Sarebbe auspicabile non fare troppo gli italiani e dire le cose come stanno. Dire dove si abita effettivamente e non semplicemente dove si è residenti. Fare i nomi delle persone che vivono con noi, anche se non sono nostri parenti. Eccetera. La parola «famiglia», nel linguaggio Istat, indica anche la singola persona. Due single che vivono nello stesso appartamento coincidono con due famiglie. Non c'è ragione per non lasciarsi contare per quello che si è e si fa.
Fino a quanto dura tutta la faccenda?
Entro il 31 dicembre 2011 tutti gli abitanti dei comuni con meno di 20 mila abitanti dovranno aver consegnato il questionario ai centri di raccolta o a uno dei 60 mila rilevatori. Gli abitanti dei comuni con meno di 150 mila abitanti avranno tempo fino al 31 gennaio 2012, quelli dei comuni più grandi fino al 28 febbraio. Inutile rivolgersi al sito se non si è ricevuto il questionario: solo il questionario contiene la password che ci permetterà di rispondere on line alle domande. Se non si è ricevuto il questionario, rivolgersi all'ufficio comunale oppure, nelle grandi città, alle circoscrizioni. Chi non fa il suo dovere rischia una multa da 206 a 2065 euro.
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