Informate sui referendum

La Svizzera annuncia la sospensione delle procedure relative alle domande di autorizzazione per le nuove centrali nucleari. Il ministro dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni Doris Leuthard - si legge in un comunicato diffuso da Berna - «ha deciso di sospendere le tre procedure relative alle domande di autorizzazione di massima per le nuove centrali nucleari finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale adeguamento». Anche in Germania il cancelliere Angela Merkel annuncia una sospensione delle nuove licenze. In Italia?
In Italia no. Questa settimana il senato dovrebbe cominciare ad esaminare l'atto che concerne la disciplina della localizzazione degli impianti nucleari in Italia. L'atto di governo numero 333 è previsto, infatti, all'esame della commissione Industria in sede consultiva, insieme ad altri provvedimenti. Nonostante l'allarme sul rischio nucleare in Giappone, il governo prosegue infatti deciso sulla sua strada e il senato è chiamato a valutare il decreto legislativo sul tipo di centrale nucleare da adottare, e su dove collocarla.
Tutto il mondo si interroga sulla sicurezza delle centrali nucleari dopo il devastante terremoto in Giappone. La situazione nelle centrali nucleari colpite dal sisma «è molto grave», «il rischio di una grande catastrofe non può essere scartata», dice il ministro dell'ambiente francese Nathalie Kosciusko-Morizet: «L'incidente è molto grave perché , secondo le nostre informazioni, è stato rilasciato del vapore radioattivo. Quello che bisogna evitare è che siano danneggiate le strutture di contenimento dei reattori colpiti. Se questo succederà, vorrà dire che a cedere sarà il cuore del reattore, e si entrerebbe in uno scenario da catastrofe».
La commissaria Ue all'ambiente Connie Hedegaard conferma: «La situazione è grave». L'Italia, assicura il ministro per l'ambiente Stefania Prestigiacomo «ha programmato il rientro nel sistema nucleare Ue e stiamo seguendo con attenzione tutto ciò che si fa in sede europea», e, bontà sua, riconosce che il terremoto in Giappone e le sue conseguenze, «suscitano preoccupazione in Italia»; poi però le scappa di bocca che ci sarebbe chi si adopera in operazioni di sciacallaggio.
La situazione nelle centrali nucleari giapponesi in seguito al sisma «ha riaperto in modo come sempre sbagliato» il dibattito sul nucleare sull'onda dell'emozione, dice il ministro degli esteri Franco Frattini, secondo il quale la ripresa del dibattito «nasce dal momento emozionale» senza riflettere «su cose assolutamente evidenti. Stiamo parlando di un paese con un rischio sismico elevatissimo di centrali nucleari che hanno un'età di alcuni decenni e non sono di ultimissima generazione e che malgrado di un disastro di magnitudo 9 della scala Richter non sono esplose». Come si vede, il ministro Frattini non perde una occasione per fare bella figura tacendo. Si è appena appannata la sua "storica" dichiarazione sull'esempio che il modello Gheddafi costituirebbe per tutti i paesi del Maghreb in subbuglio; ecco che ora si dispone del Frattini-pensiero sul nucleare.
Converrebbe fare un'antologia delle tante chiacchiere a vanvera di questi giorni. È davvero sconcertante la quantità di scempiaggini e corbellerie dette per difendere la lobby nucleare. Questo sul piano della sicurezza (per inciso: non si è neppure deciso dove custodire le scorie).
Per quel che riguarda invece il profilo della presunta economicità, non c'è davvero altro da aggiungere a quanto dichiarato a Radio Radicale da Emma Bonino: «Investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4 per cento di consumo finale di energia tra vent'anni non ha senso economico, in assenza di qualunque quadro complessivo di bisogno energetico nel nostro paese. Il nucleare dà solo energia elettrica, che in Italia fra quella già installata e quella programmata supera già ampiamente il fabbisogno del paese. È bene che visto il dramma in Giappone si arrivi ad una discussione più seria anche sulle questioni energetiche perché nel nostro paese manca un piano energetico e persino la definizione dei siti per le centrali nucleari».
Si può e si deve aggiungere che al solito, come per il fine vita, il testamento biologico, la giustizia e tante altre questioni, è un problema di informazione. Tra qualche mese verranno anche ufficialmente convocati i referendum: sull'acqua, il giusto processo e, appunto, il nucleare.
Chiedere che il servizio pubblico radiotelevisivo cominci ad approntare un calendario di trasmissioni dove i sostenitori dell'una e dell'altra posizione si possano confrontare e scontrare, dovrebbe essere il minimo. Ma viviamo in un paese dove il "minimo" è qualcosa di eccezionale. La domanda è: cosa si aspetta, cosa attendiamo per mobilitarci ed esigere informazione? Nulla insegna l'esperienza del passato?
© 2011 Europa. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU