Incentivi alle rinnovabili ora serve più chiarezza

Vi è un risultato che come Radicali abbiamo conseguito nell’ambito del parere al decreto di recepimento della direttiva UE sulle fonti rinnovabili votato congiuntamente dalle Commissioni Ambiente ed Attività Produttive alla Camera dei Deputati. È quello della condizione, per il GSE, a rendere pubblici i dati sugli impianti ad energia rinnovabile presenti sul territorio nazionale, distinti per area geografica, tipologia e taglia degli impianti, proprietà e società di gestione, autorizzazione unica o altro titolo abilitativo, previa tempestiva trasmissione da parte delle regioni e dei comuni, attraverso canali telematici, dei titoli abilitativi finali rilasciati. Uno strumento di monitoraggio che considero importante anche alla luce dei dati impressionanti esposti dal Presidente uscente dell’Autority per l’energia ed il gas, Alessandro Ortis, nella sua ultima relazione per quanto riguarda gli incentivi alle rinnovabili ed il crescente fenomeno della speculazione. È vero che con voce molto più flebile rispetto a quella del Ministro Tremonti in occasione della manovra estiva, si conferma l’intenzione di procedere ad una sensibile riduzione degli incentivi unitari per le rinnovabili elettriche, tuttavia permane la sperequazione tra gli incentivi per le rinnovabili elettriche rispetto a quelli per le termiche e per le tecnologie di efficienza energetica che costituiscono, come ampiamente documentato dagli Amici della Terra, le fonti più promettenti, utilizzabili dalla nostra industria (particolarmente torte nei settori della termo-idraulica) ed adatte per il nostro territorio. a differenza dell’eolico industriale e del fotovoltaico di potenza su terreni agricoli che, in questi anni, grazie a incentivi tra i più profittevoli del mondo, hanno danneggiato gravemente il paesaggio agricolo, con effetti economici pesanti sullo sviluppo del turismo rurale e sulle produzioni locali di qualità, che non tarderanno a farsi sentire. Ora spetta al Senato emettere il suo parere e c’è da augurarsi che in quella sede possa definirsi il riequilibrio auspicato. Perché va detto che nessuno intende mettere in discussione gli obiettivi di produzione da rinnovabili ma ricordo che l’Unione Europea lascia liberi gli Stati membri su come raggiungere tali obiettivi. Resta poi il nodo irrisolto dell’intrusione dei rifiuti negli impianti a biomasse con tutta la serie di abusi che ne consegue. Abbiano cercato, come Radicali, di porre un limite a questo, introducendo nel parere la necessità di individuare, per ogni centrale a biomassa, un bacino di approvvigionamento, vale a dire chi e con cosa ne alimenta il funzionamento e la perdita degli incentivi nel caso di incenerimento, appunto, di “altro”.
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