Imu, strategie e propaganda

Non ci potevo credere. Berlusconi promette – se tornerà al potere – di abolire l’Imu, l’odiata tassa sulla casa. Si possono obiettare tante cose: che l’imposta sulla casa è la principale fonte di finanziamento dei Comuni; che dare ai Comuni solo il gettito delle seconde case è un assurdo anti-federalista; che l’Imu così com’è l’ha votata anche il Pdl.
Questa uscita di Berlusconi conferma che il Pdl non ha una strategia credibile sulle tasse, ma solo un disperato bisogno di recuperare voti. In un momento come questo, in cui il dramma delle famiglie è la distruzione quotidiana di posti di lavoro, un partito serio metterebbe al primo posto il ritorno alla crescita, unica strada per ridurre il debito pubblico e aumentare l’occupazione. E se qualche margine ci fosse per ridurre le tasse, quel partito comincerebbe da quelle che più soffocano la crescita: Irap, Ires, cuneo contributivo, imposte sull’energia. Non certo da tasse come l’Imu o l’Ires, che attirano voti ma non smuovono occupazione e Pil.
Da questo punto di vista Berlusconi fa benissimo a ricandidarsi. La sua ridiscesa in campo è un atto di chiarezza: è la conferma che nel Pdl nulla è cambiato: il partito è prontissimo a ripetere gli errori di sempre.
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