Imu e scuole cattoliche il governo rassicura la Cei

Dalla Rassegna stampa

Sia il premier che i maggiori esponenti del governo (il ministro Corrado Passera ha detto a Sky che «bisogna tutelare tutto il no profit») hanno passato la giornata di ieri, con contatti informali al massimo livello, nel tentativo di rassicurare il Vaticano, l'opinione pubblica cattolica, ma anche i partiti politici (dal Pdl all'Udc), che hanno lanciato un forte grido di allarme sulle sorti delle scuole paritarie cattoliche. Non a caso già ieri mattina, l'organo ufficiale della Cei, il quotidiano Avvenire grondava dolore: «Non toccate il no profit» era il titolo della prima pagina, cui seguiva l'ap- pello: «Il Palazzo ne tenga conto». L'allarme del mondo cattolico, che ha portato alla mobilitazione e alla protesta dell'intera galassia associativa e dei movimenti ecclesiali cattolici, verte sul paventato colpo di grazia per le scuole paritarie e gli asili gestiti da religiosi, ma anche per la possibile mazzata economica che potrebbe cadere sulle scuole cattoliche e gli enti non lucrativi, fa notare il presidente dell'Mcl Carlo Costalli.

Vescovi ed enti religiosi, dunque, non intendono abbassare la guardia sull'introduzione dell'ex-Ici, oggi Imu, anche sui beni ecclesiastici. A parlare a nome di tutti è stato, ieri, monsignor Michele Pennisi, vescovo di Piazza Annerina (Enna) e segretario della Commissione episcopale per l'Educazione cattolica, la scuola e l'università. Pennisi ha puntato il dito contro «l'incertezza legislativa» e ha rivendicato che «le scuole cattoliche sono paritarie e quindi svolgono un servizio pubblico». Se le scuole statali sono esentate perché svolgono un servizio pubblico, dice Pennisi, lo devono essere «anche le scuole cattoliche o di ispirazione cristiana che lo fanno non per fini di lucro e spesso per le fasce più disagiate del Paese. Il rischio, per le scuole paritarie cattoliche, è solo quello della chiusura». Ed è proprio sulle colonne di Avvenire che il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo cerca di fare chiarezza: «il concetto è semplice: paga l'Imu chi iscrive un utile a bilancio, chi lucra paga per l'attività che svolge. Il decreto attuativo, oltre a stabilire come si calcola la porzione di edificio da cui si lucra, terrà conto - ha annunciato Polillo di questo principio».

Le precisazioni, però, evidentemente non bastano, alla Cei come alle onlus, scesi entrambi sul piede di guerra. I vescovi restano «preoccupati» e denunciano un clima di «incertezza». Il problema, spiega ancora Pennisi, «è quello di fare giustizia. Non solo la Chiesa non rivendica privilegi, ma chiede che l'Italia si adegui agli standard europei, perché in Europa c'è stata la scuola libera, in Italia purtroppo è soltanto di nome e non di fatto». Molte anche le reazioni del mondo politico. I leader dei due principali partiti, Silvio Berlusconi (Pdl) e Pier Luigi Bersani (Pd) tacciono. Mentre i partiti anticlericali, dai Radicali ai Socialisti, si scatenano contro in Vaticano, l'Udc e il Pdl si schierano a compatti difesa dei diritti della Chiesa. Per il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, bisogna distinguere «tra alberghi e attività commerciali, dove è giusto che la Chiesa paghi come tutti i cittadini. Ma è anche giusto aggiunge - che dove c'è supplenza caritatevole e assistenziale, dove si danno i pacchi della Caritas e nelle scuole dove si insegna ai nostri figli ci sia esenzione». Simile il ragionamento dei pidiellini Maurizio Lupi e Maurizio Gasparri, che chiede anche «una parola chiara da parte del governo». Parola che arriverà entro oggi, quando, con la presentazione degli ultimi emendamenti a palazzo Madama sì potrà avere un quadro definitivo delle reali intenzioni dell'esecutivo.

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