Imprenditori e registi, il «popolo dell’alba»

Dalla Rassegna stampa

Per ridare orgoglio e voce sul piano internazionale all’Italia che lavora e che produce di einaudiana memoria, Emma Marcegaglia ha raccontato in tv da Fabio Fazio che, quando è all’estero e viene interrogata sul caso Ruby, ama rispondere che «esiste un’altra Italia che va a letto presto e si sveglia presto, che lavora seriamente, fa impresa e si impegna».
 
 Gente solida e che fa sul serio, e che forse più che un’altra Italia rappresenta una maggioranza operosa ma troppo silenziosa, che ha il solo difetto di non essere mediaticamente rappresentata e che andrebbe raccontata di più, con un’attiva fierezza.
 
 E allora andiamola a cercare e a stanare questa Italia che vive in orari canonici, e che non si fa sviare da scenari effimeri e scorciatoie insidiose. Un Paese dei valori che fino a qualche anno fa aveva anche un suo smalto mediatico, una narrazione fatta di episodi quasi leggendari come le telefonate mattutine dell’avvocato Agnelli che facevano saltare come grilli non solo il destinatario ma anche tutti i suoi ospiti, quando ancora non esistevano i cellulari e i telefoni svegliavano tutti, come capitava per esempio d’estate in quel di Porto Rotondo a casa di Giovanni Malagò. O le passeggiate solitarie della scrittrice Carmen Llera che colorava di suggestioni le vie romane transitando all’alba per la città con le sue inquietudini di giovane sposa di Alberto Moravia. Narravano le cronache anche di gente che faceva squillare la sveglia anche la sera, e che, ovunque fosse, annunciava che si sarebbe ritirata presto, scivolando via un’ora prima di Cenerentola, come Giulio Andreotti, Ennio Morricone, Camilla Cederna.
 
 Ma anche oggi c’è chi abbandona la scena presto, per quanto con meno clamori di un tempo, come Franco Carraro, Rodolfo De Benedetti, Lupo Rattazzi, e che punta la sveglia per esser operosa ed efficiente già sul far dell’alba.
 
 Mattiniero ad honorem il fotografo Oliviero Toscani, gran teorico «dei vantaggi di iniziar presto la giornata», lui alle 4 e mezzo è spesso in piedi nella casa di Casale Marittimo vicino a Cecina e, dopo aver bevuto una spremuta preparata dalla moglie Kirsti, si mette alla guida per raggiungere in tempo i luoghi di lavoro, Milano, Roma, o l’aeroporto di Pisa. Lo segue in classifica Enrico Vanzina che alle cinque e mezzo è già seduto a scrivere le sue sceneggiature, convinto che nella quiete di quelle ore l’ispirazione se ne avvantaggi.
 
 «È curioso come, a dispetto del luogo comune, molta gente del mondo dello spettacolo cominci presto» commenta Giampaolo Letta, ad di Medusa Film, mattutino a sua volta (6.45) svezzato dall’esempio del padre Gianni. «Ti dà la carica per tutta la giornata, leggi, fai i tuoi programmi con calma». Abitudine non dismessa neppure in vacanza, sveglia precoce per guardare l’alba o almeno il paesaggio. Ministro mattutino è il nuovo preferito di Emma Marcegaglia, Giulio Tremonti, e così una fanciulla del Pdl che si tiene lontana dal modello imperante come Chiara Moroni, e parecchi leghisti, Roberto Calderoli per esempio, e persino Renzo Bossi detto "il Trota", il figlio del senatur che assicura di dormire tre o quattro ore per notte, che diventano «un paio in campagna elettorale».
 
 Alzataccia, come è giusto che sia, nel mondo dell’imprenditoria: alle 5.10 per Ambra Redaelli, ad nell’azienda di famiglia, Roliwasch italiana, e presidente della Piccola industria lombarda, per essere in ufficio alle 6 e un quarto. Sveglia lesta, alle 6 e mezzo, anche per Giuseppe Pasini, numero uno di Feralpi e Federacciai, e per Stefania Brancaccio, alla guida di Coelmo, che dopo due ore e tanto traffico partenopeo è in azienda ad Acerra, con un ritorno a casa verso le nove di sera, nonostante sia cavaliere del lavoro e nonna di quattro nipoti: «Appartengo a quella generazione» spiega «che esce il sabato sera, raramente durante la settimana, e la domenica pomeriggio pensa già al lunedì».
 
 Stessi spiriti di impegno quotidiano per Mario Carraro, classe 1929, presidente del gruppo omonimo. «Ho 81 anni, e alla mia età avrei il diritto di non raccontare la mia giornata di lavoro...» e invece si alza ogni mattina verso le 6, prima i giornali, poi in ufficio, anche se ha due figli in azienda.
 
 Ma anche i giovani non si tirano indietro. «Perdere la mattina mi sembra una perdita di tempo» dice Maurizio Germanetti, imprenditore tessile, 34 anni. «E poi sono avvantaggiato sia sul lavoro che nel tempo libero: quando si va a sciare sono l’unico in pista la mattina presto, con neve immacolata».
 
 Abitudini persistenti e lunghe a sparire, quelle mattiniere. Mario D’Urso, uno degli amici che erano nella lista delle chiamate mattutine dell’Avvocato Agnelli, riprende la consuetudine quando passa da Milano: «Mi sveglio alle 7 di mattina e ho una specie di rito, l’appuntamento per un caffè in Galleria, con Massimo Ponzellini, presidente di Banca Popolare di Milano». Poi di nuovo in albergo, per la rassegna stampa di Radio Radicale, altro appuntamento del popolo che vive di giorno.

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