Idrocarburi, ma anche tessile e sanità riparte la corsa delle imprese italiane

Eni, certo, ma non solo. Il disgelo di Teheran con l’Occidente potrebbe riattivare all’improvviso il fiume d’affari che fino a qualche anno fa-prima delle ultime sanzioni-correva tra Roma e l’Iran. L’Italia fino al 2011 è stato il secondo partner commerciale del paese, con un interscambio arrivato a quota sette miliardi nel 2011 grazie anche a 1,83 miliardi di esportazioni che facevano, secondo solo all’onnipresente Germania. Oggi l’orologio delle relazioni economiche è tornato indietro di decenni: nei primi nove mesi del 2013 gli scambi sono stati pari a 872 milioni, spiccioli, con un crollo a 108 milioni delle importazioni di idrocarburi dal Golfo. Qualcosa, però, si sta già muovendo. E la visita a fine 2013 del ministro degli esteri Emma Bonino in Iran potrebbe essere stata- secondo molti-il trampolino di lancio di una nuova stagione nelle relazioni bilaterali.
L’Eni, che dal paese non si è mai mossa, ha iniziato non a caso a muovere le sue pedine. Forte dello storico rapporto vecchio di 50 anni con Teheran, il numero uno del gruppo italiano Paolo Scaroni ha incontrato pochi mesi fa il ministro del Petrolio Bijan Zanganeh. Tema degli incontri il ruolo dell’azienda tricolore nel rinnovo delle infrastrutture e delle regole nazionali in caso di liberalizzazione del mercato. Il Cane a sei zampe è di casa nel paese.Nell’atrio della Nioc, la compagnia statale dell’oro nero nazionale iraniano, campeggia ancora una foto di Enrico Mattei. E la società di San Donato è stata autorizzata a continuare a operare qui malgrado le sanzioni per recuperare alcuni crediti eredità del passato. Oggi lavora sul giacimento di Darquain, che frutta 3mila barili al giorno di petrolio, contro i 21mila ante-sanzioni. Ma l’orizzonte, se i negoziati con l’Occidente continueranno, è roseo visto che Teheran ha già fatto sapere di essere pronta in ogni momento a rialzare a4 milioni di barili l’ armo la sua produzione in tempi molto stretti.
La lista dei settori e delle aziende pronte a cavalcare il ritorno sul mercato dell’Iran non si ferma però agli idrocarburi e alle aziende di impiantistica di questo comparto. Negli anni d’oro dell’interscambio tra Roma e il Golfo, due terzi delle esportazioni tricolori riguardavano. realtà della meccanica industriale. Sul mercato sono pronte a tornare una trentina di aziende lombarde attive nel campo della produzione di turbine per produrre energia elettrica a uso civile che due anni fa avevano in essere contratti per qualche centinaio di milioni. La camera di commercio italo-iraniana organizzerà già nei prossimi giorni un primo road show in loco per tastare il terreno e mettere in contatto imprenditori italiani e offerta iraniana. Una delegazione di Federlegno-Arredo è attesa a Teheran entro il 2014. Lo stesso ministro Bonino, nella sua visita di fine 2013, ha auspicato il ritorno nel paese di realtà dei comparti tessile, salute e turismo. L’Eldorado di Teheran è pronto a spalancare le sue porte agli investimenti tricolori. Anche se il segnale del via, alla fine, dovrà darlo ancora una volta la politica.
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