Idolatrare il Cavaliere è troppo

Forse sono senza cuore, come suggerisce Giuliano Ferrara, quelli che contestano le esibizioni di Ruby e guardano con disprezzo il mestiere delle ragazze del bunga bunga ma ho il sospetto che siano senza cervello molti appassionati difensori di Berlusconi. Capisco tutto, capisco l'adesione a un progetto politico, capisco la fascinazione verso un leader, capisco l'odio verso la parte avversa, ma l'idea che vi siano persone che vivono nella perenne adorazione di un uomo solo mi pare una sconfitta dell'intelligenza. Voglio supporre che sia tutto gratuito, che non vi sia calcolo o interesse personale nella loro esaltazione, ma questo rende ancora più incredibile questo culto della personalità. Nelle dittature ciò avviene per la combinazione di violenza e consenso, in democrazia emerge la delega totale a un uomo solo che prescinde dalle sue opere, dai suoi pensieri per riversarsi interamente sulla sua persona qualunque cosa faccia o dica. Gli intellettuali di corte si destreggiano fra l'elogio delle sue intuizioni, le favole sulla sua storia, la non riproducibilità del suo carisma, l'umanità anche dei suoi difetti per descrivere il carattere provvidenziale del suo avvento nel tragico e banale svolgersi delle nostre vite quotidiane. È una ossessione che suscita l'ossessione contraria e che trasforma il leader in una parte di noi per cui val la pena vivere e morire. La razionalità e l'intelligenza scompaiono sopraffatti da questa religiosità da setta tribale. Dobbiamo avere paura?
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