Ichino, no alla riforma dell'articolo 18. "L'arbitrato è incostituzionale"

Pietro Ichino non ha dubbi. La legge sul lavoro varata dal Senato dopo quattro letture parlamentari - quella che aggira l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori - non è costituzionale. Il senatore del Pd, professore di diritto del lavoro all'Università Statale di Milano, ne ha discusso ieri a RepubblicaTv con il costituzionalista Federico Sorrentino, con il segretario confederale della CislGiorgio Santini. Ichino è chiaro: «La norma consente che laddove il contratto collettivo di lavoro non arrivi, e questo accade in molti casi, sia il ministro del Lavoro a disciplinare la materia consentendo che la clausola compromissoria venga inserita nel contratto individuale». In pratica, nel contratto può essere stabilito una volta per tutte chele eventuali controversie tra datore di lavoro e lavoratore dovranno essere risolte attraverso un arbitro, e non un giudice. Un arbitro che decide secondo equità, e non secondo la legge. «Questa cosa in sé è profondamente sbagliata e incostituzionale - dice Ichino - si dà al ministro la possibilità di fare qualcosa che va contro laCostituzione».
«Non parliamo solo di articolo 18», chiarisce Federico Sorrentino, professore di Diritto costitu- zionale alla Sapienza di Roma. Non parliamo cioè solo dellapossibilità di aggirare la norma dello Statuto dei lavoratori che vieta il licenziamento senza giusta causa. «A essere in gioco è l'articolo24 della Costituzione, il diritto di agire in giudizio». «Un diritto - spiega Sorrentino - che non è compatibile con una rinuncia del lavoratore ad adire il giudice». Sorrentino non demonizza l'arbitrato in sé. A patto però, sottolinea, che la clausola non venga prevista nelcontratto di lavoro e possa essere scelta in un altro momento. «Per questo -dice Giorgio Santini della Cisl- nell'avviso comune firmato venerdì scorso tra Cisl, la Uil e Confindustria - è stato escluso che l'arbitrato possa riguardare i licenziamenti». «A questo punto - secondo Santini la clausola è solo uno strumento in più che si dà al lavoratore che ha una controversia». Ma un avviso comune non è una legge. E questa legge, secondo Pietro Ichino, è un minestrone mal fatto che come colpa maggiore ha quella di non affrontare i veri problemi del mondo del lavoro. «La clausola compromissoria - Ichino ci scommette in diretta 100.000 euro- se mai dovesse superare il vaglio della Corte Costituzionale non sarà mai attuata. E' troppo costosa e complicata».
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