Hitler torna in funzione anti aborto

Saranno stati in molti in Polonia a fermarsi inorriditi di fronte ai tanti cartelloni sparsi nella città di Poznan, che ritraggono Adolf Hitler al fianco di un feto morto. Un'immagine davvero forte quella scelta dalla "Fundacja Pro-prawo do zycia" per la nuova campagna anti-abortista, lanciata in vista della festa delle donne. Forse troppo anche per la cattolicissima Polonia, tanto da attirare l'attenzione dei inedia di mezza Europa e suscitare forti polemiche anche a livello politico.
«E' stato Hitler il 9 marzo 1943 ad introdurre per la prima volta una legge sull'aborto in Polonia», si legge sul manifesto. Ed è proprio questo il messaggio che i rappresentanti della associazione polacca volevano far passare: stop al massacro.
«L'obiettivo della nostra campagna è garantire il diritto alla vita a tutti, in particolare ai bambini prima della nascita», spiega a Il Messaggero Mariusz Dzierzawski, tra i responsabile di Fundacja
Pro. «La tolleranza verso l'aborto deriva dall`ignoranza. Un'ignoranza che vogliamo estirpare mostrando la verità e cioè che l'aborto è un massacro di innocenti, una cosa terribile. E stato proprio il nostro Papa, Giovanni Paolo II, a dire che la democrazia senza valori si può trasformare in un aperto o malcelato totalitarismo», continua.
La scelta di Hitler non è quindi casuale. Fu proprio il leader nazista nel 1943 a introdurre l'aborto in Polonia nel folle tentativo di ridurre al minimo le nascite dei bambini polacchi. In Polonia nel 2008 ci sono stati 499 aborti legali. Di questi, 467 dovuti al sospetto che il feto potesse avere gravi malformazioni o malattie. Ma, secondo alcune analisi, il numero degli aborti condotti in modo illegale sarebbe molto più alto. La legislazione polacca in materia è tra le più rigide in Europa. Praticamente è possibile interrompere la gravidanza solamente se è in pericolo la vita della madre, se il feto presenta insanabili e gravissime patologie o se il bambino è il frutto di una violenza sessuale. In questo caso però il limite temporale non può superare le 12 settimane.
Se si guarda indietro negli anni, si scopre che fino al 1932 l'aborto in Polonia era assolutamente vietato e solo in seguito fu ammessa qualche eccezione. Persino nel periodo comunista la legislazione polacca risultava assai più restrittiva rispetto alle altre democrazie popolari oltre cortina. Dopo la caduta del regime, la questione dell'aborto riemerse prepotentemente nel dibattito pubblico. I partiti di centro-destra - influenzati dalla Chiesa cattolica - chiesero che l'interruzione della gravidanza fosse vietata per legge, tranne nel caso in cui la vita della madre fosse stata in pericolo. Le formazioni di sinistra e i liberali si arroccarono invece su posizioni più permissive. La legge che ne uscì nel 1993 - tutt'ora in vigore - fu un compromesso tra le parti.
«È una vergogna per lo Stato polacco concorrere all'assassinio di bambini ancora non nati - dice Dzierzawski - vorremmo sensibilizzare l'opinione pubblica su questo fenomeno terribile e spingere la politica a vietare una volta per tutte l'aborto in Polonia. Purtroppo, la maggior parte dei politici non sembra interessata a questo problema». Sarà. Intanto, la politica polacca si é interessata ai modi o forse è meglio dire al gusto adottato dalla Fundacja Pro per promuovere la nuova campagna di sensibilizzazione. Le autorità di Varsavia hanno provveduto ad oscurare i siti web dell'associazione e quelli correlati, dove era possibile vedere immagini molto crude sull'aborto. «Capisco che la campagna intenda scioccare, ma ci sono limiti», ha commentato Elzbieta Streker-Dembinska, deputata e membro della Commissione sanità del parlamento di Varsavia.
© 2010 Il Messaggero. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments