Guardiamo avanti No al proporzionale

Dalla Rassegna stampa

Indietro non si torna. Eppure, ci sono alcuni esponenti politici di varia provenienza che vorrebbero ricostruire la vecchia Dc, anche se aggiornata e corretta, anche se modernizzata e attualizzata. Niente di male. È legittimo. Va precisato, però, che una tale prospettiva andrebbe a costituire, comunque, quell'area politica che in Europa si riconosce e si ritrova nel Ppe. Benissimo, nulla quaestio. Infatti, i proponenti di una tale prospettiva neo-democristiana ammettono lealmente questa appartenenza alla destra europea del Ppe. Lascia sconcertati, però, che proprio alcuni esponenti del Pdl, invece di contribuire ad inverare una democrazia dell'alternanza, basata sul sistema elettorale maggioritario e uninominale, vorrebbero ritornare al sistema proporzionale. La scelta del proporzionale, insomma, come vado ripetendo da tempo immemore, sarebbe la fine del Pdl. Porterebbe alla disgregazione. Per ovvie ragioni storiche e politiche. Allora, premesso che le coordinate ideologiche di centro, destra e sinistra appartengono ormai al passato e che, da almeno venti anni, non rappresentano più le categorie politiche attraverso cui poter comprendere il presente e guardare al futuro, non si può certo negare che esse siano ancora utili per leggere il passato e capire meglio i due secoli di storia che vanno dal 1789, cioè dalla Rivoluzione francese, al 1989, cioè alla caduta del Muro di Berlino. Non a caso, Benedetto Croce affermava: "Ogni storia è storia contemporanea". Nel senso che la storia, come sosteneva il filosofo di Pescasseroli, pur essendo una ricerca sul passato, viene sempre indagata, studiata, analizzata in virtù di domande, esigenze e interessi che nascono nel presente, dal presente, dalla necessità di comprendere l'oggi. Considerati in questa ottica "crociana", assumono l'importante carattere di una lettura del presente (e per il futuro) anche i frequenti rimandi di Marco Pannella alla storia del Partito Radicale, come pure i frequenti richiami alla Destra storica di Cavour e Quintino Sella, l'evocazione di personalità come Felice Cavallotti e Antonio De Viti De Marco, il recupero continuo da parte di Radio Radicale degli avvenimenti e degli eventi passati, che appartengono al prezioso archivio storico dell'emittente. Secondo il filosofo liberale, ogni storia, per quanto particolare essa sia, è sempre storia universale e comprende, seppur nella particolarità di un determinato e specifico problema, l'universalità dello Spirito. Ora, la frase di Croce può essere riproposta, forse, con maggiore comprensione: "Ogni storia è storia contemporanea". E siamo tornati al punto di partenza, proprio come accade nelle dinamiche cicliche della storia, dei corsi e dei ricorsi storici. Noi Radicali abbiamo imparato questo "metodo" da Pannella. E così, seguendo una tale impostazione crociana e "pannelliana" ho capito che, qualora dovesse rinascere una qualche riproposizione della vecchia Dc, questa andrebbe a rappresentare, comunque, la destra conservatrice europea (il Ppe). Di conseguenza, la sinistra italiana sarebbe connotata da un soggetto politico (il Pd?) di matrice socialista o laburista. Nel qual caso, quindi, seguendo il ragionamento prospettato dai promotori di una rinascita della Dc, la centralità dell'assetto politico e parlamentare sarebbe ricoperto, come accade in Europa, da un'area liberale e democratica (Lib-Dem). È così nell'Inghilterra di Cameron, avviene così nella Germania di Angela Merkel, accade così nel Parlamento europeo. Insomma, la Dc, qualora rinascesse, non sarebbe più il centro, ma la destra. Il centro, in Europa, è rappresentato dai Liberal-democratici. Sarebbe così anche in Italia. E non soltanto per analogia. E non soltanto perché lo sosteneva Benedetto Croce.

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