La Grecia si arrende all'Europa e al Fondo

Dalla Rassegna stampa

 

Gli ateniesi non sanno se essere contenti per l’arrivo (pare) imminente degli aiuti finanziari che salveranno la Grecia dal default, o se preoccuparsi per la batosta che sta per arrivare sulla loro testa. Il premier George Papandreou da parte sua non ha praticamente scelta: la medicina che attende l’Ellade è di quelle davvero indigeste. Ma non ci sono alternative. Questo, in una battuta, è il discorso che ieri il premier socialista ha dovuto esporre ai leader di sindacati e imprenditori, illustrando nelle sue linee generali quello che sarà il quarto pacchetto di provvedimenti all’insegna del rigore che il governo del Pasok si accinge a varare. Oggi alle tredici Papandreou riunirà l’intera compagine ministeriale per una riunione informale in cui esporrà la ricetta concordata con Bruxelles e il Fondo Monetario Internazionale.
Ascolterà i ministri, e valuterà se tentare qualche integrazione al pacchetto, il cui varo formale è atteso per l’inizio della prossima settimana. Il premier ha incontrato ieri in tarda mattinata al Megaro Maximou - la sua residenza ufficiale - i rappresentanti delle parti sociali. Un discorso, il suo, decisamente esplicito e diretto, basato sulla consapevolezza di una situazione davvero difficilissima, di fronte alla richiesta di un taglio del 10% del rapporto deficit/Pil nel giro di due anni: «Noi ormai siamo arrivati a questo punto - ha detto Papandreou - adesso tocca a voi, assumetevi le vostre responsabilità». Responsabilità gravi. In mattinata il portavoce dell’Esecutivo Giorgio Petalotis aveva ammesso che se finora il governo aveva fissato «linee rosse» invalicabili per i tagli, ormai erano inevitabili anche «misure dolorose», alcune permanenti, altre temporanee. E dolorose sono, e molto. Saranno ridotte in modo progressivo le pensioni già in essere: del 40% quelle superiori a 2000 euro al mese, meno le altre, quelle minime avranno un piccolo aumento.
L’Iva sui beni di consumo più diffusi aumenterà di altri due punti percentuali. Cresceranno ancora le accise che gravano su alcolici, sigarette e soprattutto carburanti, già oggi carissimi. Sarà più facile licenziare nel settore privato: le aziende con più di 200 dipendenti potranno allontanare il 4% e non il 2% (come oggi) dei loro dipendenti. Nell’arco di cinque anni la tredicesima (erogata a Natale) e la quattordicesima (pagata metà a Pasqua e metà d’estate) verranno assorbite nelle restanti 12 mensilità, il che significa che per un lungo periodo i salari nel comparto privato saranno di fatto congelati. Nel settore pubblico queste due mensilità extra verranno invece integralmente cancellate; il bonus per il lavoro straordinario, già tagliato del 30%, si ridurrà di un altro 5%. Rafforzato il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, e non verrà rinnovato alcun contratto a tempo determinato. Prevista una certa flessibilizzazione delle relazioni di lavoro, con il ricorso all’arbitrato e l’estensione della diffusione dei contratti a part-time. Possibile un nuovo innalzamento dell’età pensionabile e il calcolo dell’assegno sull’arco dell’intera vita lavorativa. Il pacchetto non dispiace - come prevedibile - agli industriali ellenici.
Durissima invece la reazione dei sindacati. Ilias Iliopoulos, segretario generale del sindacato Adedy, che rappresenta il settore pubblico, afferma che «abbiamo constatato che ci si trova di fronte ad un accordo già concluso alle spalle dei greci. Si tratta di un pacchetto selvaggio e ingiusto. Daremo la nostra risposta per le strade e nelle piazze». Per Yiannis Panagopoulos, presidente della Gsee (il sindacato dei privati) «abbiamo appena ricevuto la notizia di gravi misure per i greci. Chi semina vento raccoglie tempesta: ci sono stati comunicati provvedimenti dal sapore amaro, che vanno contro lo sviluppo e che porteranno alla recessione». Per ora, è più che mai confermato il già proclamato sciopero generale di Gsée e Adedy del 5 maggio.
Intanto, nelle piazze di Atene si continua a protestare contro le misure di austerità. La polizia ieri sera ha sparato gas lacrimogeni contro alcune centinaia di manifestanti - militanti e simpatizzanti dell’opposizione di sinistra - davanti al ministero delle Finanze.

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