Grecia, i mercati ci credono la Borsa vola, giù i rendimenti

I mercati credono nel pacchetto di aiuti alla Grecia deciso da Ue e Fmi: la Borsa vola, i rendimenti vanno giù. Arrivano anche i primi, cauti conteggi: all’Italia il sostegno di Atene costerà circa 5,5 miliardi, ovvero qualcosa come 92 euro a testa. Per la Germania, l’onere sfiora gli 8,4 miliardi, circa 103 euro per abitante: l’associazione dei contribuenti tedeschi protesta.
All’indomani dell’intesa da 30 miliardi tra i ministri e in vista del vertice Ecofin previsto nel weekend a Madrid, tutte le Borse europee inclusa Milano (più 0,81%) si rianimano e Atene chiude con un rialzo del 3,5%. L’euro prende il volo fino a raggiungere il livello di 1,3607 sul dollaro. Il differenziale tra i titoli greci e il bund tedesco scende per la prima volta dopo settimane di tensione, ben sotto quota 400, fino a331 punti. Ma l’oro, considerato il bene-rifugio per eccellenza, sale al top da 4 mesi, fino a 1.168,70 dollari l’oncia. Sale anche Wall Street: l’indice Dow Jones è tornato sopra 11 mila punti, non accadeva dal settembre 2008.
I mercati reagiscono bene ma restano cauti. Vogliono vedere se «l’estintore appeso al muro» degli aiuti, secondo la definizione di un official tedesco, funziona o meno contro la speculazione. E soprattutto, vogliono capire cosa accadrà oggi quando il governo greco dovrà piazzare titoli per 1,2 miliardi, cercando di sfuggire a quello che il premier Papandreou chiama «il terrorismo psicologico dei mercati» subito dal
suo paese. «Ma ora il meccanismo di sostegno c’è e questo consente la freddezza necessaria per attuare il risanamento», ha aggiunto.
Di sicuro l’intesa è «un test» anche per la credibilità dell’euro, come nota il presidente Ue, Barroso. Ma non deve rappresentare una scorciatoia per i greci, chiamati a risanare «vigorosamente» i propri conti, secondo l’ennesimo appello del presidente della Bce, Jean Claude Trichet. Così, mentre gli economisti sì
dicono scettici sul fatto che lo «scudo» Ue-Fmi possa risolvere i problemi strutturali di Atene, nelle cancellerie di Eurolandia si fanno i conti. In Germania, primo sostenitore, l’intesa è suonata come una capitolazione della posizione della cancelliera Angela Merkel, fino all’ultimo contraria a spendere il denaro dei contribuenti per soccorrere Atene: il governo tedesco, preoccupato dell’impatto sulle prossime elezioni regionali, reclama per l’attivazione del meccanismo una riunione del Consiglio europeo e un voto all’unanimità. La Francia con 6,3 miliardi è il secondo contribuente. Terza l’Italia. Quarta la Spagna, con 3,67 miliardi. Poì via via tutti gli altri partner di Eurolandia che pagano pro-quota in base al proprio «peso» nella Bce.
L’intesa trovata dall’Eurogruppo per fare fronte, se richiesto, alle esigenze finanziarie 2010 della Grecia è ora al centro del lavoro congiunto dei tecnici della Commissione europea, della Bce, del Fmi e delle autorità greche. Da Washington si attende che il Fondo confermi la sua quota di cofinanziamento, stimata trai 10 e ì 15 miliardi di euro. Un importo che farebbe salire l’ipotetica linea di credito a disposizione della Grecia a 40-45 miliardi.
All’indomani dell’intesa da 30 miliardi tra i ministri e in vista del vertice Ecofin previsto nel weekend a Madrid, tutte le Borse europee inclusa Milano (più 0,81%) si rianimano e Atene chiude con un rialzo del 3,5%. L’euro prende il volo fino a raggiungere il livello di 1,3607 sul dollaro. Il differenziale tra i titoli greci e il bund tedesco scende per la prima volta dopo settimane di tensione, ben sotto quota 400, fino a331 punti. Ma l’oro, considerato il bene-rifugio per eccellenza, sale al top da 4 mesi, fino a 1.168,70 dollari l’oncia. Sale anche Wall Street: l’indice Dow Jones è tornato sopra 11 mila punti, non accadeva dal settembre 2008.
I mercati reagiscono bene ma restano cauti. Vogliono vedere se «l’estintore appeso al muro» degli aiuti, secondo la definizione di un official tedesco, funziona o meno contro la speculazione. E soprattutto, vogliono capire cosa accadrà oggi quando il governo greco dovrà piazzare titoli per 1,2 miliardi, cercando di sfuggire a quello che il premier Papandreou chiama «il terrorismo psicologico dei mercati» subito dal
suo paese. «Ma ora il meccanismo di sostegno c’è e questo consente la freddezza necessaria per attuare il risanamento», ha aggiunto.
Di sicuro l’intesa è «un test» anche per la credibilità dell’euro, come nota il presidente Ue, Barroso. Ma non deve rappresentare una scorciatoia per i greci, chiamati a risanare «vigorosamente» i propri conti, secondo l’ennesimo appello del presidente della Bce, Jean Claude Trichet. Così, mentre gli economisti sì
dicono scettici sul fatto che lo «scudo» Ue-Fmi possa risolvere i problemi strutturali di Atene, nelle cancellerie di Eurolandia si fanno i conti. In Germania, primo sostenitore, l’intesa è suonata come una capitolazione della posizione della cancelliera Angela Merkel, fino all’ultimo contraria a spendere il denaro dei contribuenti per soccorrere Atene: il governo tedesco, preoccupato dell’impatto sulle prossime elezioni regionali, reclama per l’attivazione del meccanismo una riunione del Consiglio europeo e un voto all’unanimità. La Francia con 6,3 miliardi è il secondo contribuente. Terza l’Italia. Quarta la Spagna, con 3,67 miliardi. Poì via via tutti gli altri partner di Eurolandia che pagano pro-quota in base al proprio «peso» nella Bce.
L’intesa trovata dall’Eurogruppo per fare fronte, se richiesto, alle esigenze finanziarie 2010 della Grecia è ora al centro del lavoro congiunto dei tecnici della Commissione europea, della Bce, del Fmi e delle autorità greche. Da Washington si attende che il Fondo confermi la sua quota di cofinanziamento, stimata trai 10 e ì 15 miliardi di euro. Un importo che farebbe salire l’ipotetica linea di credito a disposizione della Grecia a 40-45 miliardi.
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