La grande ammucchiata

Coalizione di larghe intese, patto di unità nazionale, federazione antibelusconiana: comunque la si voglia chiamare parliamo di una vera e propria accozzaglia che racchiuderebbe ex comunisti, ex fascisti, ambientalisti, giustizialisti, qualche garantista, cattolici, laici, cattolici laici, radicali o parte di essi e chi più ne ha più ne metta. Sarebbe questa l’unica alleanza in grado di assicurare con certezza la maggioranza all’attuale opposizione in caso di eventuali elezioni anticipate.
A rivelarlo Renato Mannheimer, presidente dell’istituto di sondaggi Ispo.
Una fanta-corazzata su cui sventola la bandiera dell’antiberlusconismo e che si va sempre più delineando come totalmente incapace, per le distinte e spesso antitetiche storie e tradizioni politiche, di approntare un seppur striminzito programma non solo politico, ma anche squisitamente elettorale. Figuriamoci un’agenda di governo!
Inoltre, come interpreterebbero gli elettori una scelta così azzardata?
La base elettorale di Sel se la sentirebbe di appoggiare col proprio voto anche l’Udc? E il popolo del Pd dormirebbe sonni tranquilli sapendo di sostenere contemporaneamente Bersani e Fini? E gli stessi elettori di Fli e Udc come interpreterebbero uno spostamento così repentino verso sinistra? Insomma due più due fa quattro in matematica, ma non in politica e sembrano averlo capito bene Vendola e Fini che rispettivamente rilevano la necessità di assestarsi in schieramenti ben distinti.
Fini infatti ha rimarcato l’esigenza di porsi come alternativa a destra, mentre Vendola sottolinea il suo progetto di rilanciare la sinistra. Al contempo il centrista Casini è ben contento di non discostarsi troppo, almeno sul piano nazionale, da quello schieramento con cui, tra alti e bassi, è stato sempre alleato negli ultimi anni.
Il problema serio si pone invece per Bersani che in caso di un mega-polo dovrà farsi spazio sgomitando tra gli artefici della crisi del Pdl che si sono organizzati nel famigerato terzo polo, mentre il Pd restava a guardare, senza riuscire, né prima né dopo, ad organizzare un’opposizione credibile a sinistra.
Potrebbe derivarne una crisi nella leadership del partito. Sul versante opposto, in caso di un alleanza tra i democratici, i vendoliani e l’Idv Bersani si sente a rischio primarie, essendo l’armata vendoliana già schierata per dare filo da torcere al segretario dei democratici e dicendosi il leader di Sel già pronto alla sfida per guidare la sinistra.
I sondaggi gli danno peraltro ragione. Sempre secondo Mannheimer infatti lo schieramento di centrosinistra otterrebbe un numero maggiore di consensi se a guidarlo fosse Vendola. Tutto ciò detto appare evidente, in conclusione, un ultimo dato che comunque la si voglia mettere è a dir poco lapalissiano: l’antiberlusconismo non paga.
© 2011 Lab Il Socialista. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU