Il governo si muove in un clima ormai elettorale

Dalla Rassegna stampa

Alla vigilia del più che decisivo vertice europeo di fine settimana, Monti è salito al Quirinale con una delegazione del governo composta dal ministro per gli affari europei Enzo Moavero, dal suo vice al Tesoro Vittorio Grilli e dalla sottosegretaria agli Esteri Marta Dassù. Ed oltre a un esame sempre più preoccupato delle reali possibilità che l’appuntamento di Bruxelles possa portare a una svolta (ieri nuovamente le Borse hanno sobbalzato di fronte al “no” confermato dalla Merkel agli eurobond), dopo i tanti analoghi appuntamenti finiti in modo interlocutorio, nella colazione con Napolitano si sono affacciati tutti i fantasmi della situazione italiana, che politicamente, ma non solo, s’è fatta sempre più instabile negli ultimi giorni.

Monti, come aveva chiesto, arriverà a Bruxelles con la riforma del mercato del lavoro finalmente approvata e trasformata in legge, dopo quasi cinque mesi di interminabili discussioni. Ma per ottenere la realizzazione di questo impegno il governo ha dovuto impegnarsi con i due maggiori partners della maggioranza a introdurre successivamente modifiche sulla flessibilità in entrata al testo definitivo e una soluzione credibile per gli esodati. E sulla spending review, il rinvio annunciato prelude a una nuova serie di polemiche sul contenuto dei tagli che il supercommissario Bondi dovrebbe proporre.

La convocazione di Berlusconi, Letta e Alfano per oggi a Palazzo Chigi, cui dovrebbero seguire altre consultazioni separate di Monti con Casini e Bersani, mira ad approfondire le intenzioni dei partiti della maggioranza, dopo un week-end speso in polemiche sull’ipotesi di elezioni anticipate a ottobre.

Ma al di là delle smentite ufficiali, il clima è ormai irrimediabilmente elettorale. Lo dimostra il rifiuto del Pdl di votare una mozione comune di appoggio a Monti nel complicato negoziato che lo attende a Bruxelles.

Le mozioni alla fine saranno tre, più o meno uguali, ma distinte, a dimostrazione che i partiti, in vista di un possibile scioglimento delle Camere, vogliono dare la sensazione di un sostegno il più possibile d’emergenza al governo. Ieri Casini ha proposto di collegare i tre documenti separati con un “preambolo” comune: un espediente di vecchia scuola democristiana, che di questi tempi potrebbe anche funzionare.

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