Il governo si corregge sul Web siti di news, nessuna autorizzazione

Dalla Rassegna stampa

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legislativo che cambia le regole di Internet, della televisione, della pubblicità. E' il decreto che attua in Italia la Direttiva europea sul pianeta dei
media audiovisivi. La norma, contestata nella sua versione originale, recepisce ora parte delle indicazioni venute dalle Commissioni parlamentari, chiamate a un parere.
Siti di news. Il governo innesta la retromarcia sul tema Internet. Non saranno sottoposti ad autorizzazione ministeriale, né dovranno fare una "dichiarazione di inizio attività" buona parte dei siti della Rete. Sono liberi, per la precisione: quelli che non entrano in competizione con le televisioni per contenuti; i motori di ricerca; le versioni online di quotidiani o riviste; i giochi in Rete; infine i siti che assicurano lo scambio di email.
Diritto d'autore. Altri siti - se fornitori di servizi audiovisivi a richiesta - dovranno dichiarare
l'avvio attività e ricevere una autorizzazione. Ma questa farà capo all'Autorità di garanzia, e non al governo. La differenza è sostanziale. Sempre l'Autorità varerà nuove regole a tutela del diritto d'autore in Rete.
Anti-Sky. Se il governo è conciliante sul fronte del Web (come dice il senatore Vita del Pd), tiene invece il punto in ambito televisivo. I canali a pagamento -soprattutto quelli Sky - dovranno ridurre gli spot trasmessi ogni ora. Il limite è fissato al 16% nel 2010 e al 14% nel 2011. Fra tre anni, infine, si arriverà al 12%. Al colpo alla pay-tv - nota Paolo Gentiloni sempre del Pd- coincide con una serie di regali a Mediaset, tutti confermati».
Pro Mediaset. Il gruppo milanese occupa svariate frequenze tv sul digitale terrestre con i suoi canali di repliche (riconoscibili dalla scritta+ 1). Non solo. Tante sue frequenze propongono canali a pagamento. Tutte queste reti, anche se occupano una bella fetta di etere, sono considerate più "leggere". Dunque non faranno scattare tagliole
anti-concentrazione.
Opere europee. Incalzato dai produttori indipendenti di film e fiction, il governo conferma - sia
pure in parte - gli aiuti a questo settore industriale. Tutte le emittenti-anche quelle che vendono singoli programmi (pay-per-view) - dovranno trasmettere opere europee ed italiane per il 10% del palinsesto. Tutte le emittenti dovranno spendere il 10% degli «introiti netti» per produrre, finanziare, acquistare opere indipendenti.
Diritti di ritorno. Risulta invece smontato il meccanismo di garanzia che l'Autorità aveva messo in piedi sui "diritti residui". Il meccanismo garantiva a un produttore indipendente di recuperare una parte dei diritti su una sua opera, trascorsi alcuni anni dalla messa in onda in televisione.
Telecomando. Niente film erotici prima delle 23 e dopo le 7. Il divieto è confermato. Il governo,
poi, sgombra il campo da ogni dubbio e incarica l'Autorità di un regolamento. Stabilirà, in generale, i criteri per assegnare a questo o quel canale una posizione sul telecomando, ora che il digitale terrestre moltiplica le reti. Si fa largo il modello Sky, per i cui i canali saranno ordinati in aree tematiche (notizie, sport, ragazzi, televendite). Preoccupa che - alla fine di tutto questo percorso - il ministero riservi a sé il compito di assegnare alle emittenti il suo specifico posto sul telecomando.

 

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