Governo assente, ma non manca proprio a nessuno

Manca il governo ma ci sono le persone. A Bologna non è arrivato nessun ministro, nemmeno un sottosegretario a stringere, le mani dei familiari delle vittime, ma tantissima gente è venuta fin qui per ricordare il trentennale della strage alla stazione. Una folla enorme come non si vedeva da tanti anni è quella che ha sfilato per le strade del centro fino al piazzale della stazione e ha ascoltato in silenzio i nomi e i cognomi delle vittime della bomba e le loro età. Era una piazza completamente muta quella che è rimasta catturata dalle voci di due donne di 30 anni, Rossella Zuffa e Camilla Andreini, che componevano il pietoso elenco. Quasi che, sentendo quei nomi e imparando gli anni che avevano tutte le persone che rimasero uccise, si potesse immaginare la vita che non hanno fatto e che è stata spezzata quel giorno. Il dato più forte è questo: sono scesi ancora in migliaia in corteo per il due agosto in una città stranita che in questo momento è senza un sindaco a guidarla ma ha un "popolo" che vuole essere presente e partecipante. Tanti anche i familiari delle vittime arrivati da ogni dove, alcuni addirittura dall'estero, altri per la prima volta. O chi come Cristina Caprioli, sorella di Davide che aveva 20 anni quando mori il 2 agosto 1980, sfilava per il corteo con una chitarra che aveva sole due corde, l'unico ricordo del fratello che è riuscita a recuperare tra le macerie dopo il boato. In tanti sono scesi in piazza organizzati, l'hanno fatto quelli degli spazi sociali cittadini dietro lo striscione "liberi dalla paura contro ogni revisionismo", l'hanno fatto quelli di Sinistra ecologia e libertà indossando cartelli con i nomi delle vittime, l'ha fatto un gruppo di persone che alla fine della commemorazione ha dato vita ad un flash mob: in 85 sono caduti improvvisamente a terra, tanti quanti sono stati i morti. I familiari avevano promesso che l'assenza del governo avrebbe occupato un breve passaggio del discorso, per non oscurare le richieste dell'associazione: il limite del segreto di stato a 30 anni e la piena attuazione della legge per i risarcimenti. Si è assistito ad un «triste tentativo di immiserire la manifestazione che è in corso ora», ha detto il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi in conclusione del suo discorso, quasi che molti politici si fossero stancati dei cittadini che scendono in piazza per ricordare e pretendere giustizia «Questa manifestazione, la solidarietà e la partecipazione dei cittadini che ogni 2 agosto vogliono farci sentire la loro vicinanza, non è un elemento di disturbo da eliminare, ma un segno di una società civile vitale, che non è disposta a farsi zittire da chi vorrebbe avere a che fare con sudditi e non con cittadini, dotati di senso critico e di volontà di partecipazione alla vita democratica». Un passaggio breve ma chiaro, nello stile del presidente Bolognesi, accolto da lunghi applausi che prima erano stati attribuiti anche al messaggio del presidente della Repubblica.
Gli atti di piazza della Loggia
Il capo dello stato ha scritto che è necessario «contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a questo terribile episodio». Un messaggio che da Bolognesi è stato interpretato come la necessità di approfondire quello che sta emergendo dal processo in corso a Brescia per piazza della Loggia. A chi parla di pista palestinese dietro il 2 agosto (l'inchiesta bis della procura di Bologna è stata aperta dopo aver ricevuto le carte della commissione Mitrokhin e finora non avrebbe portato a nessun risultato) il presidente dei familiari risponde mettendo in fila i nomi di chi è stato condannato come esecutore materiale, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini e di chi è stato condannato per i depistaggi. Attacca quelli che definisce i benefici di cui hanno goduto i condannati e non perdona ad Emma Bonino di aver «avuto nel suo comitato elettorale come consulenti proprio i due terroristi fascisti Mambro e Fioravanti», segno di «disinvoltura e noncuranza dell'etica politica». Dagli atti giudiziari di piazza della Loggia sta emergendo invece, ha spiegato Bolognesi convinto che in questo modo si possa arrivare ai mandanti mai individuati, una tela di rapporti tra gli ex Nar e altri personaggi della massoneria e della criminalità organizzata: «Vogliamo dare quegli atti ai pm di Bologna perché dimostrano che non sono mai stati gli spontaneisti che si è voluto far passare».
La politica
A Bologna è arrivato anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani, ha stigmatizzato l'assenza del governo («una cosa molto triste») promettendo totale appoggio alle richieste dei familiari. Poco lontano si è visto anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. Ma il duello politico della giornata l'ha ingaggiato il sottosegretario Carlo Giovanardi, che alla fine della manifestazione ha diffuso una nota in cui ha parlato di una piazza che «invece di ricordo e dolore ha espresso odio e livore». Non si capisce bene quale manifestazione abbia visto il politico modenese, che poi ha giustificato il governo per la sua assenza. Gli ha risposto il responsabile della sicurezza del Pd Emanuele Fiano: «Le affermazioni di Giovanardi sono lo specchio della miseria morale di una maggioranza e di un governo che hanno rinunciato a rappresentare il paese nel giorno in cui si commemora uno degli episodi più drammatici della sua storia recente».
© 2010 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU