Glasses... politici sotto la lente

Dalla Rassegna stampa
Che l'eyewear fosse un accessorio diffuso dagli albori della politica italiana lo dimostra anche il dipinto di Francesco Hayez dei 1864, raffigurante un piano americano del primo ministro di casa Savoia, Camillo Benso Conte di Cavour. Una montatura glasant ante litteram quella di uno dei protagonisti del Risorgimento italiano, con lenti molto piccole dalla forma circolare che fanno sembrare a pieno diritto lo statista piemontese un antenato dei vari Fini, Schifani, Bonino e Veltroni di oggi. Questi personaggi del mondo istituzionale odierno, infatti, si contraddistinguono per una scelta sobria dell'occhiale da vista: tondeggiante, squadrata o più marcatamente rettangolare, tutti optano comunque allo stesso modo per una montatura invisibile. Nella maggior parte dei casi gli occhiali non sono solo un supporto visivo per chi li indossa, ma rappresentano anche una speciale "lente", e qui è proprio il caso di dirlo, per il mondo esterno, con cui quest'ultimo è in grado di mettere a fuoco sfumature e accenti della personalità di chi ha di fronte.
Un paio di occhiali sono una spia e insieme un'espressione dell'interiorità e del temperamento di chi sceglie di indossare un modello, una forma, un colore piuttosto che un altro. Così, ad esempio, Gianfranco Fini, uomo dall'aspetto composto ed elegante, sfoggia in ogni occasione degli occhiali con montatura a giorno che sembrano rispecchiare una personalità calibrata e discreta. Stessa scelta per le donne dell'opposizione, da Rosy Bindi a Emma Bonino. Carré biondo, occhi azzurri e carnagione lunare, il volto femminile del Partito Radicale non può essere immaginato senza il suo modello di occhiali glasant che donano luminosità e leggerezza all'incarnato, a conferma dello stile semplice ed essenziale che da sempre contraddistingue l'eterna compagna dì battaglie politiche di Marco Pannella. Su scala più ampia, gli occhiali non rappresentano solo uno dei modi che il soggetto ha per esprimere la propria personalità e il proprio senso estetico, ma registrano anche i cambiamenti di costume che hanno attraversato il nostro paese nel corso degli anni. Dagli "occhialoni" rettangolari e tartarugati alla Craxi o alla Giulio Andreotti prima maniera, molto in voga nel ventennio '70-'80, si è progressivamente passati a un concetto più complesso e multisfaccettato di montatura. Le dimensioni si sono rimpicciolite, le forme aggraziate e il design ha preso una piega moderna e originale.
Lo stesso senatore a vita Giulio Andreotti incarna l'esempio di questa metamorfosi dell'occhiale da vista: se negli anni centrali del suo mandato, l'allora capo della DC era solito indossare il tipico modello degli anni Settanta, con una montatura molto pronunciata dalla forma rettangolare e dal colore scuro, oggi il "divo", secondo l'accezione del regista Sorrentino, sceglie invece un occhiaie "tre pezzi" molto più discreto e sposa la sobrietà. A questa scelta di rigore e minimalismo, altri esponenti della politica rispondono con il colore e l'originalità. Personaggi come Roberto Maroni, Mariastella Gelmini, Oliviero Diliberto o Fausto Bertinotti, infatti, abbandonano la trasparenza e l'impercettibile leggerezza per modelli più vistosi dalle tinte forti e decise, quasi elettriche. L'eyewear dei ministri dell'attuale governo diventa un tutt'uno con il loro volto e l'immagine che l'opinione comune ne conserva non può prescindere dalla presenza dei loro occhiali particolari, a pieno titolo elemento distintivo fondamentale, come il colore dei capelli o la forma del naso. Nel '78 Battiato cantava "C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero", oggi potremmo dire, tralasciando la geniale ironia e la punta di polemica che il cantautore siciliano lasciava sottintendere con questo verso, che l'occhiale da vista ha acquisito una funzione analoga, non rappresentando più soltanto un supporto per vedere meglio, ma un accessorio di degna considerazione da sfoggiare anche per accentuare e arricchire la propria personalità.
Il rosso-nero di Maroni - omaggio alla fede calcistica dei ministro dell'interno - il blu elettrico della Gelmini o la montatura perfettamente circolare tortoise di Giulio Tremonti, infatti, catturano l'attenzione in maniera ipnotica e conferiscono al personaggio un aspetto particolare e incisivo. II ministro della Pubblica istruzione ha spesso giocato con l'occhiale da vista, presentandosi in occasioni ufficiali ravvicinate con dei modelli di eyewear differenti, tutti caratterizzati da una montatura rettangolare leggermente affusolata ai lati,quasi a farfalla, che addolcisce le linee del volto, e da colori sgargianti e carichi, quali il bluette, il lilla o il rosso. Infine, altri due volti storici del mondo istituzionale sono noti per i loro inseparabili occhiali da vista. Fausto Bertinotti e Vittorio Sgarbi, un burrascoso passato politico alle spalle, meglio conosciuto tuttavia, per la sua attività di critico d'arte o per i suoi accesi alterchi televisivi, si mostrano in pubblico da molti anni con dei precisi modelli da vista: un ovale color caramello per l'ex segretario di Rifondazione Comunista, presenza ormai defilata all'interno della scena politica italiana, il cui caratteristico e inconfondibile modo di tenere gli occhiali appoggiati all'altezza della fronte è diventato un'immagine emblematica ben stampata nella mente di tutti, mentre Sgarbi, con la classica montatura scura e rettangolare che contrasta con l'incarnato pallido e i capelli canuti,rispetta in pieno il cliché dell'intellettuale dal fascino enigmatico e dall'ésprit sovversivo e ribelle.

 

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