Giustizia, scontro magistrati-Alfano e il centrodestra attacca Ciampi

Dalla Rassegna stampa

Solo l´1%, come dice Alfano, o tra il 20 e il 50%, a seconda delle città, come dice l´Anm? Sugli effetti del processo breve è guerra di statistiche tra il Guardasigilli e il sindacato delle toghe. Con il centrodestra che si schiera a fianco del ministro della Giustizia e consiglia all´Anm di «studiare le tabelline» (Gasparri). Uno scontro che attraversa la giornata. Proprio nel giorno in cui il centrodestra compatto attacca l´ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per le sue parole a Repubblica. Nette: «Basta con le leggi ad personam», «se una legge non va non si firma». Fabrizio Cicchitto: «Ciampi non è mai stato al di sopra delle parti, ma orientato contro di noi». Alfano si barcamena: «Il processo breve mette al centro il cittadino». Lo difendono la pd Donatella Ferranti («Da lui schiettezza, coraggio di giudizio, senso delle istituzioni») e il leader dell´Idv Antonio Di Pietro («Ascoltiamolo, è un presidente noto per la sua terzietà»). Emma Bonino chiosa: «È una presa di posizione su cui riflettere». Ma Emanuele Macaluso lo punzecchia: «È un grande servitore dello Stato, ma ricordo che firmò il lodo Schifani».
Mentre corre il botta-risposta sull´ex presidente si snoda lo scontro tra Alfano e l´Anm. La sequenza è questa. Comincia il Guardasigilli che contesta il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro che, in tv, ha fatto le pulci al suo dato: «Lui e l´Anm continuano a giocare sul mio 1%, senza fornire un´alternativa. Non hanno dati per contraddirmi nel merito». E visto che c´è polemizza con Spataro pure sulla «logica aziendale» che, per il pm, caratterizza le leggi di Alfano. Il ministro: «Sono d´accordo con lui, anzi lo rivendico».
Passano sei ore. L´Anm replica al Guardasigilli. Una lunga nota. Che fornisce dati sulla base «di un campione particolarmente significativo e rappresentativo perché provengono dai tribunali delle grandi città italiane». Numeri allarmanti: a Roma, Bologna e Torino «sarebbe prescritto oltre il 50% dei procedimenti in fase di udienza preliminare e in primo grado», a Firenze, Napoli e Palermo «siamo tra il 20 e il 30%». Spiegano Luca Palamara e Giuseppe Cascini: «Non è possibile immaginare che giudici e pm, ma anche la polizia giudiziaria, continui a svolgere serenamente il proprio lavoro sapendo che la metà sfumerà entro il primo grado di giudizio».
Mezz´ora e Alfano controbatte: «Stiamo scherzando? L´Anm non giochi con le parole ma neanche coi numeri. Stanno prendendo un clamoroso abbaglio, perché se i processi pendenti oggi sono 3 milioni e 300mila, il 50% fa oltre un milione e 600mila». Oggi sapremo chi ha ragione. Perché la commissione per le riforme del Csm, presieduta da Ezia Maccaora, alle 16 ascolta i capi delle più importanti città che portano i dati reali. Gli stessi utilizzati dall´Anm. Alla fine una conferenza stampa diffonderà i risultati. Sandro Bondi già polemizza («Napolitano l´ha autorizzata?»). Intanto il processo breve comincia la corsa al Senato dove, in commissione Giustizia, il relatore Giuseppe Valentino (ex An) farà la relazione. E il presidente Filippo Berselli già pensa agli emendamenti e ne anticipa due: dalla lista dei delitti esclusi dal processo breve togliere il reato di clandestinità, che è punito solo con un´ammenda. E sostituire recidivi con «delinquenti abituali» per attenuare gli effetti del processo breve solo per gli incensurati.
 

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