Giustizia: Sappe; stranieri scontino pena nel loro paese

Dalla Rassegna stampa

Alfonso Greco, segretario lombardo del sindacato autonomo della polizia penitenziaria: “Far scontare ai detenuti stranieri la pena nel loro Paese d'origine. Si tenga conto che sono il 60 per cento dei detenuto in Lombardia. Ha pesato la Bossi-Fini”
Il piano carceri che sarà approvato tra venerdì e sabato porterà fuori dalle celle dalle 3.500 alle 4 mila persona, stimano al Ministero della Giustizia. “È ancora troppo poco”, commenta Alfonso Greco, segretario lombardo del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. E di misure efficaci in tempi più brevi, soprattutto per la Lombardia, ce ne sarebbero: “Il sindacato propone di far scontare ai detenuti stranieri la pena nel loro Paese d'origine - spiega Greco -. Si tenga conto che sono il 60 per cento dei detenuto in Lombardia. Significherebbe stare tutti in condizioni più umane”.
Al contrario, dal punto di osservazione della Polizia penitenziaria, le norme vigenti aggravano la situazione del sovraffollamento, al posto che contenerla. “La legge Bossi-Fini (legge che disciplina le espulsioni e detenzioni per gli immigrati irregolari, ndr) ha inciso parecchio sui numeri degli stranieri detenuti - aggiunge Greco -. A mio giudizio, è assurdo che si riempiano le carceri per sei mesi, per poi lasciare uscire l'immigrato con in mano un foglio di via, fino al momento in cui non viene trovato di nuovo e rimesso in carcere”. E a questo si aggiungono tutti i casi di celle “a porte girevoli”: processi per direttissima che portano dietro le sbarre il colpevole per due tre giorni. “Non serve a nulla se non a riempire la struttura”, aggiunge Greco. Indulto e amnistia sono escluse: “Nel giro di un anno al massimo ci sarebbero di nuovo le carceri piene”.
La posizione del sindacato, per ò, è critica nei confronti di idee diverse dalle pene alternative. Ad esempio, al Sappe non piace la “vigilanza dinamica”, un progetto al vaglio del Dipartimento di amministrazione penitenziaria che prevede il rientro in cella solo la notte per dormire. “È un bluff - chiarisce Greco -. Che facciamo, lasciamo i detenuti passeggiare tutto il giorno nei corridoi? Serve che facciano dei lavori”. Ma qui si apre un altro problema, dice il Sappe: la cronica mancanza di fondi per svolgere attività nei penitenziari. “Ma dobbiamo riuscire a sfruttare questo momento per cambiare qualcosa, ora che anche l'opinione pubblica ci sta dando attenzione”, è l'auspicio di Alfonso Greco.

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