Giustizia: la Cancellieri: “Ghedini? non è lui il ministro… sarò io a proporre l’agenda”

“Il senatore Ghedini dice che la giustizia non è nell’agenda di questo governo? Vorrei informare il senatore Ghedini che sono io il ministro della Giustizia e come tale sarò io a proporre l’agenda dell’esecutivo”.
Anna Maria Cancellieri è persona che sa certo nascondere la rabbia ma non ci sta ad essere trattata come un pacco che viene spostato dall’Interno alla Giustizia in nome di un ricatto o di uno scambio politico. Ad essere immaginata conte una burocrate che esegue decisioni concordate da altri. Ha appena ascoltato il discorso programmatico del premier Letta e cammina svelta tra i colonnati eli Montecitorio. Sempre gentile e sorridente, stavolta ha poca voglia di indugiare nei commenti tipici di giornate come queste.
Prima di arrivare alla Camera ha fatto il passaggio di consegne con il ministro e vicepremier Angelino Alfano, suo successore al Viminale a cui ha raccomandato i dossier sull’allarme sociale, i tanti Luigi Preiti potenzialmente in circolazione. Subito dopo è andata in via Arenula dove ha ricevuto le consegne dalla professoressa Paola Severino, ex Guardasigilli, con cui poi è andata a pranzo. Hanno avuto molto da dirsi. A quattr’occhi.
La questione giustizia può essere il principale motivo di instabilità del governo Letta. Tutti lo sanno. Negli ultimi giorni, infatti, è diventato argomento tabù, se ne parla il meno possibile. Si dice giustizia si scrive in tanti modi diversi. Vuol dire, prima di tutto processi in cui è imputato Silvio Berlusconi (Rubygate, in primo grado; compravendita Diritti tv in Appello) e che cascasse il mondo, ministri tecnici o politici, arriveranno a sentenza entro maggio nonostante il collegio difensivo del Cavaliere abbia fatto e ottenuto di tutto pur di rinviarli nel tempo.
Giustizia vuol dire una serie di misure che non piacciono al centrodestra, i reati di falso in bilancio e autoriciclaggio, la revisione della prescrizione, la lotta alla corruzione in modi sempre più massicci visto che sottrae allo Stato risorse per circa (50 miliardi l’anno. Vuol dire anche riforma del Csm, introduzione della responsabilità civile di giudici e pm. Vuol dire quella matassa di provvedimenti che hanno paralizzato la scena politica nel ventennio berlusconiano. Giustizia significa anche e soprattutto, salvacondotto per Silvio Berlusconi, un modo, quale che sia, per metterlo al riparo da sentenze che possono diventare definitive entro l’anno (Diritti tv) e portare come conseguenza l’impossibilità di avere incarichi pubblici. Sono stati tutti argomenti molto forti nella campagna elettorale, da una parte e dall’altra, a seconda dei punti di vista. Di tutto questo si trovano accenni nel programma del premier Letta.
“Lotta alla corruzione e giustizia saranno priorità per questo governo” ha detto in aula. Quindi “certezza nel diritto”, impegno nella “moralizzazione della vita pubblica” e per dire “basta a ima situazione carceraria intollerabile”. Linee programmatiche generali dove non trovano posto punti che sembravano irrinunciabili come autoriciclaggio, falso in bilancio, prescrizione e che lasciano indifferenti i banchi del Pdl.
Il nuovo Guardasigilli, appena Letta ha concluso l’intervento, si limita a un “lasciatemi lavorare e poi ne parleremo”, Mostrando un sincero disappunto per l’intervista dell’onorevole avvocato Niccolò Ghedini che congela il ruolo della Cancellieri in via Arenula quasi fosse un copione deciso a tavolino. “Faremo qualcosa per la situazione carceraria e altro per tagliare i tempi del processo civile, non. è all’ordine del giorno nulla relativo al penale” spiega uno dei tanti onorevoli avvocati del Pdl. E i processi, le sentenze?
Qui le scappatoie sono di altro tipo: la presidenza della Convenzione rivendicata ieri mattina da Berlusconi e che gli garantirebbe un legittimo impedimento costante; la nomina, a senatore a vita, scudo contro tutto e tutti. Senza contare che chissà perchè nel pdl sono tutti convinti che “in Cassazione il presidente Berlusconi sarà assolto”.
Tutto questo senza fare i conti con il neo Guardasigilli che difficilmente sarà distratta da scorciatoie o omissioni. Interessanti, allora, diventano alcune indiscrezioni nel passaggio di consegne tra Severino e Cancellieri. Il ministro uscente si è permessa di suggerire di “tenere duro sulla riforma della geografia giudiziaria” che ha tagliato un paio di migliaia di uffici inutili e organizzato meglio il personale nonostante le pressioni contrarie arrivate dal Parlamento.
Di continuare sulle carceri e sulle misure alternative (su cui Severino aveva subito l’ultima sconfitta in Parlamento), sui tagli dei tempi nel processo civile (tenere duro sul filtro dell’Appello che tanto ha fatto arrabbiare gli avvocati). E di puntare sulle nuove misure su corruzione, prescrizione, falso in bilancio. Dossier già pronti, che hanno bisogno solo di volontà politica. “Lasciatemi lavorare” ha promesso il ministro Cancellieri. Decisivi i prossimi giorni. I sottosegretari, ad esempio. L’arrivo dell’ex Guardasigilli Nitto Palma, ad esempio, porterebbe con sé foschi presagi di battaglie durissime negli uffici di via Arenula.
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