Giulio e il fantasma delle dimissioni

Dalla Rassegna stampa

 

Giulio Tremonti ormai si sente accerchiato. L´allarme rosso al ministero dell´Economia è suonato quando le agenzie hanno iniziato a battere l´ultima proposta di Silvio Berlusconi, quella riduzione dell´Irap su cui Tremonti, anche di recente, era stato invece estremamente cauto. E il fatto che l´annuncio della riduzione sia stato anticipato (su Repubblica di ieri) proprio dal suo rivale interno, Claudio Scajola, non ha fatto altro che rafforzare il sospetto del ministro di essere stato «scaricato» dal Cavaliere. Anche a Tremonti infatti deve essere giunto all´orecchio l´ultimo sfogo di Berlusconi, pronunciato a palazzo Grazioli di fronte ai tre coordinatori del Pdl e allo stesso Scajola una settimana fa, quando il premier - a chi gli chiedeva come finanziare il taglio dell´Irap senza toccare la sanità regionale - rispose a muso duro: «Stavolta Tremonti i soldi li deve trovare, useremo i proventi dello scudo. Ci serve un segnale forte verso le imprese, subito».
E non è un caso allora se ieri sera, di nuovo, siano iniziate a circolare voci di un Tremonti infuriato, messo in angolo, deciso a un chiarimento definitivo oggi in Consiglio dei ministri, con la minaccia di un´uscita immediata dal governo. «I cani hanno fiutato il sangue e si sono messi ad abbaiare», dice un forzista leale a Tremonti per spiegare il clima di accerchiamento del ministro dell´Economia. Per spezzare l´isolamento ieri Tremonti ha chiesto un incontro a Gianni Letta. E, insieme al sottosegretario, hanno chiamato in viva voce Silvio Berlusconi in Russia. Pochi minuti, ma che sono serviti al ministro per esternare tutta la sua irritazione e pretendere dal premier un faccia a faccia per stamane, prima del Consiglio dei ministri.
Non bastassero ministri e parlamentari del suo partito, ieri comunque anche Mario Draghi ha messo alla berlina il ministro dell´Economia. Il quale si vanta spesso di aver visto la crisi prima degli altri, un dato contestato dal Governatore con una punta di sarcasmo: «Se grida d´allarme non sono mancate, non si è però diffusa una vera consapevolezza dei rischi che si correvano». Senza contare che Tremonti aveva bollato come «maghi» gli economisti che non avevano previsto la gelata, mentre ieri Draghi li ha difesi perché grazie al loro lavoro «si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni». E proprio su un inedito feeling tra Berlusconi e il suo rivale Draghi si sono appuntate di recente le attenzioni di Tremonti. Non è sfuggito infatti che il premier e il governatore si siano visti già quindici giorni fa all´Aquila, in un colloquio riservato a margine della consegna della prime case per i terremotati. E la scorsa settimana, quando il Governatore della Banca d´Italia aveva lanciato l´allarme sulla necessità di aumentare l´età pensionabile, ricevendo smentite da mezzo governo, il Cavaliere a sorpresa aveva confermato che «le pensioni saranno presto all´ordine del giorno del governo».
Ma le spine per Tremonti non sono solo queste. Dentro al Pdl la guerriglia contro di lui si è trasformata in scontro aperto quando una manina ha passato al sito "notapolitica.it" un documento in 10 punti (partorito da uno dei tre coordinatori per farlo vedere al premier) di sconfessione generale della politica fin qui seguita dal ministro. Senza contare che oggi in Consiglio dei ministri si preannuncia un altro scontro tra Tremonti e Maria Stella Gelmini sulla riforma del sistema universitario. Mentre nel pomeriggio tornerà a riunirsi dopo quattro mesi di stallo la conferenza Stato-Regioni, alla presenza del premier e del ministro Raffaele Fitto, che ormai a Tremonti non ne lascia passare più una. Sul tavolo la questione dei Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), le risorse da destinare al "patto per la salute" per gli anni 2010-2012. I governatori di destra e di sinistra vogliono da Tremonti garanzie certe e fino all´ultimo ieri hanno trattato con il coltello tra i denti con il ministero di via XX Settembre. Con il completo sostegno di Fitto.
Impegnato a schivare imboscate, Tremonti è convinto tuttavia di poter contare ancora sul sostegno della Lega. Non di tutta la Lega in verità, ma sicuramente di Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Proprio Calderoli è l´alleato più saldo che Tremonti ha dentro al governo. Tanto che quando si è trattato di attaccare Gianni Letta, colpevole agli occhi di Tremonti di aver incontrato a palazzo Chigi il presidente dell´Abi, Corrado Faissola, nei giorni caldi dello scontro sul ruolo delle banche, l´incarico se l´è preso Calderoli. In un´intervista al Corriere il ministro leghista ha parlato di un «gran Visir dei poteri forti» all´interno del governo e tutti, a partire da Letta, hanno compreso benissimo a chi si riferisse.

 

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