Giovine, pratica “indifferibile e urgente”

«C’è una cosa che il Consiglio Regionale del Piemonte può e deve fare subito, anzi avrebbe già dovuto fare da due mesi: dichiarare la decadenza del consigliere regionale Michele Giovine». A chiederlo, con una nota, sono i Radicali, a maggior ragione dopo la sentenza di Cassazione del 14 novembre 2013 che ha confermato la condanna a 2 anni e 8 mesi per aver falsificato le accettazioni di candidatura di 17 candidati della Lista Pensionati con Cota, fra cui quella di Sara Franchino, sodale politica e compagna nella vita privata, che gli è subentrata a Palazzo Lascaris.
La stessa lista che è stata alla base dell’annullamento delle elezioni regionali del 2010 da parte del Tar, inguaiando Roberto Cota e la sua coalizione. Lui però al momento resta solo “sospeso”, in seguito al provvedimento del presidente del Consiglio Mario Monti del dicembre 2012. Il 16 dicembre scorso è stata notificata in via Alfieri la sentenza della Cassazione con cui è stato condannato Giovine (art. 36, comma 2, dello Statuto della Regione), ma parliamo di un organo rimasto intanto acefalo, dopo le dimissioni del presidente Rocchino Muliere e ora nelle mani di due vicepresidenti, il dipietrista Andrea Buquicchio e Francesco Toselli del Nuovo Centrodestra. I due al momento non hanno assunto alcun provvedimento. Intanto Giovine, da quando è stato sospeso ha continuato a percepire una parte del proprio stipendio. E se a ciò si aggiunge che a subentrargli è stata la sua compagna si desume che la “famiglia Giovine”, almeno dal punto di vista economico, avrebbe addirittura tratto dei vantaggi da tale sentenza. Da Palazzo Lascaris assicurano: “Dopo la notifica della sentenza Giovine non percepisce più una lira”. Certo, ma prima?
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