Giovanardi: "E' morto perchè drogato"

Dalla Rassegna stampa

Primi indagati per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nell'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre scorso forse per le conseguenze di un pestaggio compiuto dopo il suo arresto del 15 ottobre. Le iscrizioni sono state fatte per omicidio preterintenzionale nei confronti di carabinieri, agenti di polizia penitenziaria e detenuti. In tutto circa sei persone, che si sarebbero trovate in contatto con Stefano Cucchi nelle camere di sicurezza del Tribunale di Roma. Al momento non sarebbero quindi coinvolti nelle indagini il personale medico dell'ospedale, nei confronti dei quali, se emergessero responsabilità a livello di negligenze, si procederebbe per omicidio colposo. Anche, con le audizioni di testimoni, ieri è proseguita l'attività istruttoria dei due magistrati, mentre è cominciata la consulenza dei medici legali della Sapienza incaricati di esaminare le risultanze degli accertamenti autoptici e di fare chiarezza sulle cause della morte di Cucchi.
Intanto si scatena una furibonda polemica per le parole usate dal sottosegretario Carlo Giovanardi. «Stefano Cucchi - ha detto - è morto perché era drogato e anoressico». Parole contro le quali si scagliano i familiari di Stefano che dal 22 ottobre chiedono giustizia per Stefano, l'opposizione e anche alcuni esponenti della maggioranza, secondo i quali quello di Giovanardi è uno «scivolone».
«Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perché pesava 42 chili» dice Giovanardi di primo mattino, sottolineando che la «la droga ha devastato la sua vita, era anoressico e tossicodipendente». Certo, prosegue, «il fatto che in cinque giorni sia peggiorato» dimostra che «bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».
Parole ammorbidite nel pomeriggio, anche se la sostanza cambia poco. «Sono stato il primo ad esprimere la solidarietà alla famiglia Cucchi per quello che di certo c'è nella sua tragica fine e cioè che nei giorni della degenza ospedaliera si è permesso che arrivasse alla morte nelle terribili condizioni che le foto testimoniano. Ma in tutto questo - ribadisce il sottosegretario - la droga c'entra, perchéè stata la causa della fragilità di Stefano, anoressico e tossicodipendente».
Immediata la reazione dei familiari. «Sono parole che si commentano da sole, Giovanardi fa dichiarazioni a titolo gratuito» dicono sia il padre Giovanni che la sorella Ilaria, sottolineando che la famiglia «è sempre in attesa di giustizia». E tra l'altro, prosegue Giovanni Cucchi, è stata proprio la famiglia ad ammettere, per prima, che Stefano aveva problemi con la droga: «Non lo abbiamo mai negato».
Accanto alla famiglia si schiera tutto il Pd, l'Idv e anche parte del Pdl, con Benedetto Dalla Vedova che parla di uno «scivolone che contraddice la linea di rigore e prudenza scelta dal governo». «Se Giovanardi intende riferirsi alle precarie condizioni di salute di Cucchi in quanto tossicodipendente, cosa a tutti nota - prosegue -, dovrebbe ricordare che usare violenza nei confronti di una persona particolarmente debole rappresenterebbe, qualora venisse provato l'uso della violenza, un'aggravante per chi l'ha commessa». Per Livia Turco, del Pd, si tratta di parole «inqualificabili» e aggiunge: «È sconcertante che chi esalta il valore della vita in ogni occasione consideri la morte di uno spacciatore un fatto non importante. È ignobile e inaccettabile arrivare a fare una gerarchia tra vite di serie A e serie B». Il capogruppo dell'Idv alla Camera, Stefano Donati, chiede le dimissioni del sottosegretario, «che si dovrebbe vergognare». Critiche anche dal presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti: «Smentisca quelle frasi disumane», dai radicali che bollano Giovanardi come «ipocrita e proibizionista».
 

© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK