La giostra della politica è simile ad un film

A volte, il cinema tutto e quello americano in particolare ci aiuta a spiegare meglio la realtà e, forse, a capirla. A tal proposito, ho immaginato che l'altra sera, a Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi si sia rivolto a Gianni Letta e, con una certa dose di ironia, gli abbia detto: "Indovina chi viene a cena?". Che poi, come si sa, è il titolo di una bellissima commedia del 1967 con Spencer Tracy e Katharine Hepburn. La trama, infatti, racconta delle vicissitudini di una coppia progressista di San Francisco che entra in crisi quando la figlia Joey presenta ai suoi genitori il nuovo fidanzato, un medico, un uomo di grande integrità e dignità, ma nero. Nel caso specifico, cioè nella cena in questione, Marco Pannella è un po' il Sidney Poitier della serata, in un certo senso, infatti, il ruolo assunto da Pannella è assai simile al personaggio che nella pellicola fu magistralmente interpretato dall'attore Sidney Poitier. Non soltanto perché Pannella, in genere, viene cercato, accolto o chiamato ad intervenire quando le cose stanno messe male, cioè quando c'è bisogno del medico o di una cura, ma soprattutto perché il leader dei Radicali è divenuto, negli ultimi giorni, il bersaglio di ingiurie e offese, provenienti soprattutto da sinistra, e che sembrano mosse da riflessi razzisti, quasi xenofobi, nei confronti di una persona che, a causa di una informazione distorta e menzognera, viene messa all'indice con tutti i Radicali e tutti insieme considerati dei venduti, dei diversi: Radicali negri, froci e puttane! Questa la premessa, quanto alla cena, invece, abbiamo letto i resoconti sui giornali. Non sto qui, perciò, a dilungarmi. Quello che si sa è che ai Radicali sta a cuore la "rivoluzione liberale" e stanno a cuore le Riforme, con la R maiuscola: quella della Giustizia in cima a tutte e, poi, quella delle istituzioni e della legge elettorale. Ma non soltanto.
Tutte questioni serie, molto serie, che riguardano la nostra stessa vita e della nostra democrazia, ormai divenuta una "democrazia reale". Per questa ragione, lunedì scorso, a Radio Radicale, Emma Bonino ha commentato così una intervista di Rosi Bindi: "Si tratta di una scelta politica di fondo che esclude qualunque dialogo con i Radicali perché troppo laici per i loro rapporti con il Vaticano e l'Udc, troppo liberali per i loro rapporti con Vendola e con la Cgil, troppo garantisti rispetto alla linea giustizialista di una parte dello stesso Pd e dell'Idv. Dal loro punto di vista - ha detto Emma Bonino - la nostra espulsione politica non è che la devono scrivere a caratteri cubitali, c'è stato detto in tutti i sensi, al di là di una serie di corretti rapporti personali Se Enrico Letta va a cenare con Angelino Alfano e lo propone premier è grande politica, se i Radicali in modo ufficiale incontrano in delegazione il Presidente del Consiglio subito si grida al venduti. Qui nessuno vende niente in un contesto che ci vede distanti da entrambi gli schieramenti". Il contraddittorio interno ai Radicali è assai intenso e vivace. Le parole della vicepresidente del Senato lo dimostrano. Ma la discussione, in un'ottica liberale, è segno di vitalità, di profondità, di ricerca. Intanto, la partitocrazia come si muove? Non si muove. Annulla il dibattito. Anzi, i nominatori della partitocrazia italiana organizzano le loro squadre di nominati seguendo questo schema: i portieri vengono schierati in attacco, i difensori sono posti tra i pali, i fuoriclasse restano in panchina, i centrocampisti fanno i raccattapalle, gli attaccanti giocano in difesa. Questo meccanismo, basato sulla cooptazione senza merito e sulla selezione al rovescio, è il metodo attuato dai nominatori ai vertici della nostra partitocrazia illiberale. Di conseguenza, ora, l'unico problema dei nominatori e dei nominati sembra essere quello di capire quando si andrà a votare. Con i nominatori e le segreterie dei partiti impegnati a scaldare i muscoli, a compilare le liste elettorali, a trovare le alleanze, saldare la partitocrazia e farla sopravvivere alla crisi. Fanno i conti senza l'oste.
Ovviamente, a favorire questo tipo di gestione, c'è anche il sistema elettorale costruito sulle liste bloccate, che valorizzano i partiti a danno dei candidati. Insomma, a seguire i commentatori della politica italiana, il futuro è soprattutto un problema di alleanze. Non a caso, (quasi) tutti i soggetti politici ragionano sull'esistente, invece bisognerebbe mutarlo l'esistente. Una forza politica liberale e riformatrice, infatti, è tale se riesce ad immaginare e a costruire un altro campo politico, una prospettiva “altra” rispetto all'esistente, cioè una proposta "altra" rispetto a quella del monopolio partitocratico. Per avere un futuro diverso, per conquistare gli spazi di un'auspicabile democrazia liberale, che in Italia ancora non c'è, è necessario lavorare a un cambiamento profondo, che vada alla radice delle questioni, che rifondi il linguaggio politico, che restituisca senso alle parole. Reimpostare la discussione politica mi sembra l'unica strada per dare concretezza alle prospettive liberali e democratiche di cambiamento. È questo, a mio parere, il compito e la responsabilità politica che hanno oggi i Radicali. Ovunque, infatti, si discute dei vari scenari politici futuri ragionando su quello che si vede e che esiste ora, che esiste ancora: Pdl, Udc, Fli, Idv, Sel, Pd. Ma questo è il vecchio quadro partitocratico! Questo è il quadro che ci indica una strada vecchia, consumata, logora. È il passato. Se si vuole il cambiamento, il futuro non può essere il protrarsi di questo assetto! Il cambiamento sta nel mutare le vecchie logiche, cioè l'esistente, e pensare, lavorare ad un assetto diverso.
Ad un quadro politico mutato. È questo il senso della mia proposta per una costituente liberal-democratica. Possiamo parlarne. Non serve vederci a cena, ne discuteremo al Congresso di Radicali Italiani che si terrà questa settimana, dal 29 ottobre al 1 novembre a Chianciano. Il dibattito si preannuncia alquanto denso e interessante. Non mancate.
© 2011 L'Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati
SU