Giornali e Radio Radicale: allarme rosso

Si riaccende il confronto sui fondi per i giornali e su Radio Radicale, con iniziative parlamentari bipartisan che mirano a garantire chiarezza e soprattutto a non tagliare le gambe all’informazione proprio in una stagione che presenta enormi difficoltà. Ieri sono scesi in campo in parecchi, sono emersi emendamenti ed è stata convocata una conferenza stampa. A mettere a rumore il mondo dell’editoria è un’interrogazione presentata da Alessio Butti con Vita, Lusi e Mura - in cui i riflettori vengono puntati su alcune preoccupanti notizie giornalistiche. Emerge un quadro a tinte fosche: le risorse previste per l’anno 2009 non sarebbero state assegnate al Fondo per l’editoria. Il che crea un forte allarme, perché già c’era stata una decurtazione di 152 milioni di euro e solo in seguito a varie iniziative del settore è stato previsto uno stanziamento di settanta milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010. Il mondo dell’editoria - si legge nell’interrogazione - «vive un momento di grande difficoltà, dovuto alla flessione delle vendite e alla crisi della pubblicità». Di conseguenza, i parlamentari sottoscrittori chiedono di sapere «quali iniziative il governo intenda assumere, qualora la somma stanziata dalla legge non venga assegnata entro la fine del mese di ottobre 2009, assicurando comunque l’attuazione della volontà del Parlamento». Un altro fronte è quello di Radio Radicale, che rischia un pesante ridimensionamento o addirittura la chiusura. È necessario, infatti, il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo economico che darebbe all’emittente dieci milioni di euro in tre anni. Proprio per questo, è stato presentato un emendamento alla Finanziaria sottoscritto da 202 senatori di tutti gli schieramenti. La convenzione, triennale, scade il 21 novembre e in genere veniva rinnovata a gennaio essendo inserita direttamente in Finanziaria. I radicali sperano che l’emendamento possa essere approvato in commissione, diventando così anche "a prova di maxi-emendamento". L’iniziativa - hanno spiegato in conferenza stampa alla Camera i radicali - ha carattere "preventivo" perché, nonostante le rassicurazioni di Scajola sulla convenzione, «noi per quanto riguarda il Senato abbiamo qualche pregiudizio». «Facciamo un appello al governo - ha detto la Bonino - per non oscurare il servizio pubblico che Radio Radicale fa da trent’anni. C’è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po’ ingarbugliata». Alla conferenza stampa a Montecitorio erano presenti, oltre ai deputati e ai senatori radicali, anche Antonello Soro (Pd), il deputato della Lega Massimo Polledri, Riccardo Villari e Benedetto Della Vedova (Pdl). Lo stesso emendamento è stato sottoscritto. tra gli altri, dai senatori a vita Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini ed Emilio Colombo nonché da presidenti di commissione come Carlo Vizzini o Mario Baldassarri. «Radio Radicale - ha aggiunto il direttore Bordin - non avrà grande appeal: non ha musica, non ha quiz, non ha intrattenimento..... Ma svolge un servizio di ventiquattr’ore al giorno, a garanzia del pluralismo e che non è la duplicazione di nessuno». Molte le dichiarazioni di sostegno. «Non c’è dubbio - ha detto Domenico Nania - che il servizio reso da Radio Radicale è tra i più completi nel panorama della stampa italiana». Anche Francesco Rutelli ha sottolineato che, se chiudesse l’emittente, «il panorama informativo del nostro Paese sarebbe veramente nei guai».
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