Genova apre lo sportello "ultime volontà"

Dalla Rassegna stampa

Premessa: il valore legale è pari a zero. Però, il Comune di Genova si pone fra i pionieri nel campo del testamento biologico. «Non è materia di competenza comunale - precisa Paolo Veardo, assessore ai servizi civici e demografici - Ci limitiamo ad applicare un articolo della Costituzione e una legge sulla facoltà dei Comuni in attesa che il Parlamento approvi una legge in materia». E, evidentemente, una questione politica: «Vediamo quanto è diffusa questa esigenza - osserva il sindaco Marta Vincenzi - Anche se sarà sentita da pochi, è giusto farlo. Se invece è un`esigenza di tanti, dovremo restituire il dato al dibattito parlamentare». Il procedimento è semplice: «Chiunque può consegnarci le proprie volontà - assicura Veardo - Il Comune istituirà un ufficio apposito. Basterà consegnare una busta sigillata contenente le proprie volontà. Non c`è un modulo da compilare: chiunque può scrivere ciò che crede. Occorre solo la presenza di massimo due persone autenticanti, che saranno le uniche a poter poi recuperare la busta. Chiaro che le volontà, e gli autenticanti, possono essere cambiati quanto si vuole, perché chiunque ha il diritto di cambiare idea. L`indicazione ci arriva dalla città dei diritti». Aggiunge Vincenzi: «È un servizio gratuito». Perché il Comune ha scelto la strada dell`atto notorio: basta una marca da bollo da 16 euro, «che però va allo Stato, noi non teniamo nulla», garantisce il sindaco. Per ora è ancora tutto in divenire. Per esempio l`ufficio non è ancora attivo, malo sarà entro novembre. «Daremo un numero da chiamare per prendere appuntamento - spiega Veardo - Per ora è tutto concentrato in un unico punto, ma se la richiesta sarà elevata la allargheremo agli altri uffici». Non mancano i problemi. Per esempio, se il fiduciario di una persona è sua moglie, e se in un incidente stradale lei perde la vita e lui finisce in ospedale, nessuno può prelevare e conservare la busta. «Verificheremo la casistica», assicura Veardo. Anche perché finché non ci sarà una legge i medici non sono tenuti a chiedere se ci sono volontà particolari, né ad accoglierle: il messaggio è solo politico. E politica è anche la polemica: i consiglieri comunali Nicola Pizio e Raffaella Della Bianca del Pdl, il gruppo consigliare del Pdl in Comune e Mario Baroni, presidente dell`associazione Cilla, hanno diffuso una dura nota nella quale osservano che «è una delibera inutile», e che «la Costituzione riserva allo Stato il potere di legiferare in tema di ordinamento civile». Non solo: «È una vicenda che nasce dalla solita deriva radical laicista», aggiungendo che «il timore dell`accanimento terapeutico è figlio della paura e della solitudine dei malati». La nota mette anche l`accento sul fatto che con questa delibera viene «impiegato denaro delle casse comunali per istituire registri, destinare personale, dotazioni e risorse per una attività che non può avere alcuna rilevanza pratica». Poi, «ogni amministrazione deve operare rispettando il principio di legalità, che significa agire nei limiti delle proprie competenze, con efficienza ed efficacia rispetto ai propri obiettivi. Quando si esce da questi paletti, dando via a burocrazie onerose e presumibilmente inutili, siamo davanti a iniziative quantomeno imprudenti». Ricorda Vincenzi: «Per questa iniziativa abbiamo ricevuto l`apprezzamento di Mina Welby». 

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