Gelo del Cavaliere: il Colle offre sponda a Gianfranco

Dalla Rassegna stampa

 

«Io al tavolo con quelli non mando nessuno. Domenica sarà chiaro a tutti che vuole mettersi furori». Silvio Berlusconi non molla e mostra una buona dose di scetticismo ai tentativi di Nicolò Ghedini e dell'ala ministeriale del Pdl che da qualche giorno spingano per recuperare un Intesa. I margini però si riducono di giorno in giorno anche se il Cavaliere non intende rimanere con il cerino in mano e lascia lavorare sia la Lega che le "colombe" del Pdl. Obiettivo, dimostrare agli elettori che, qualora accada, la responsabilità della fine anticipata del governo è di Fini. Testimonial di tutto ciò sarà la Lega che, avendo indossato sul lago Maggiore le vesti dell'arbitro, certificherà in maniera terza che la responsabilità è di «quelli di "Futuro e Libertà".
Tutto più o meno scritto, al punto che ieri sera la Lega si è talmente preoccupata che stesse procedendo urta qualsiasi alternativa - complice i boatos di su presunti incontri tra il berlusconiano Ghedini e la finiana Bongiorno - da precipitarsi a palazzo Grazioli. Berlusconi ha rassicurato Bossi, Calderoli e Cota: «Nessuna trattativa, io. non ligi muovo da quei cinque punti e il processo breve ne fa parte». Più o meno le rassicurazioni che lo stesso Ignazio La Russa aveva avuto all'ora di pranzo dalla viva voce del Cavaliere. L'ex colonnello di Ari non ha perso tempo e si è presentato davanti i microfoni del Tg3 per ribadire che sul processo breve «alla Camera si vota il testo del Senato».
Ovviamente ad irritare il Cavaliere sono i rumors che si inseguono in questi giorni sul discorso che Fini terrà a Mirabello. Anticipazioni che non preannunciano nulla di buono. Fini non mollerà, .specie sul fronte della giustizia, e tenterà di rinviare la palla al co-fondatore di Arcore affinché sia chiaro «chi mi sbatte fuori» e «chi vuole andare veramente alle urne». L'affettuoso saluto dato ieri da Fini alla sua compagnia prima di entrare a Montecitorio, come riportato dall'Asco, è la conferma di un Fini sereno sia in famiglia che nel ruolo di presidente della Camera, e pronto ad affondare il colpo non cedendo di un millimetro da ciò che disse nell'ormai famosa riunione di aprile della direzione del Pdl.
Berlusconi ne è consapevole e ieri non ha nascosto la sua irritazione anche per le parole di Giorgio Napolitano. Anche se oggi qualcuno le smentirà per bon-ton istituzionale, il presidente del Consiglio ha rispolverato alcuni pensieri non troppo teneri nei confronti del Capo dello Stato accusato «di continuare a far il gioco di sponda con Fini, le procure e la Corte Costituzionale». Noi si,fida il premier del Quirinale e, malgrado i tentatici di Gianni Letta. continua a ritenerlo responsabile delira affossamento di uri paio di "lodi" e del ddl intercettazioni. «E' uri altro che pensa di farmi fuori e poi di impapocchiare qualche maggioranza - sostiene il Cavaliere - ma dopo di inc ci sono solo le urne e comunque su questo faremo la campagna elettorale». Berlusconi ritiene infatti il Colle responsabile del mancato scindo protettivo e anche su questo è pronto a fare una campagna elettorale nella quale invocherà l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Un Berlusconi inferocito e poco propenso alla mediazione non si consola nemmeno con il "karaoke" divenuta sua autentica passione alla quale obbliga frotte di giovani. Di mettere la sordina ai giornali a lui vicini non ci pensa nemmeno. Al punto che "Libero" si prepara all'edizione straordinaria di lunedì. Confermata la riunione dei probiviri e bloccata ogni trattativa cori i finiani, Bongiorno in testa, Berlusconi cerca ora soltanto di scaricare la responsabilità della rottura, facendo lavorare coloro che immaginano possibili correzioni al ddl sul processo-breve. Le varie soluzioni alternative ( modifiche alla prescrizione e processo-lungo ), appaiono quindi più tentativi che l'ala berlusconiana fa per convincere anche quei settori importanti del Paese della volontà del Cavaliere di esplorare tutte le strade per evitino le urne. Un tentativo fatto senza troppo crederci perché una cosa è certa: Berlusconi con Fitti non vuole avere più nulla a che fare. E poiché la cosa è reciproca, le strade sono quasi tutte interrotte e alla Lega spetterà di certificare l'impossibilità preparandosi ad incassare al Nord 4-5 eletti in più in ogni collegio. Ma Berlusconi non si spaventa di ciò «Bossi è un alleato fedele» ha ripetuto anche ieri.

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