La Gelmini e la sobrietà della Gdf

Sul giorno in cui a Cortina è arrivata la Guardia di finanza ormai è stato scritto tutto l'essenziale.
È significativo il fatto che taluni vedano un controllo come una insopportabile vessazione ma può essere consolante il fatto che non tutta la stampa di destra abbia ritenuto necessario allinearsi ai commenti di Daniela Santanchè. Giuliano Ferrara e Mario Sechi, sui giornali che dirigono, se ne sono ben guardati.
Comunque anche i commenti più veementi vanno esaurendosi e chi arriva tardi si affida alla riflessione teorica, come l'ex ministro Gelmini che ha criticato le parole del direttore della Agenzia delle entrate a proposito della deterrenza che si ottiene anche con la propaganda. Una affermazione al limite della tautologia, che però ha stimolato all'ex ministro una originale riflessione sull'incompatibilità fra propaganda e Stato di diritto. E poi, si è domandata Gelmini, non si rischia così di «svilire il ruolo di autorevoli servitori dello Stato che vestono in modo sobrio e con grande dignità la divisa?».
A questo punto ci si poteva aspettare che l'ex ministro ricordasse come il suo partito abbia portato alla Camera, in nome presumiamo dell'autorevolezza e della sobrietà, addirittura un ex comandante delle "fiamme gialle", tuttora deputato. Forse non ne ricordava il nome, in effetti in Aula non è molto presente. Ma bastava che digitasse su Google "generale", "aereo di servizio", "spigole".
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